Alitalia resta, il Paese obbligato a mantenere la compagnia
Un’alitalia con gli aerei a terra rischia di diventare un problema sociale e logistico (nel breve-medio termine) per il Paese, visto che offre pure servizi essenziali come la continuità territoriale con la Sardegna. Motivo per cui nonostante un 2019 chiuso con almeno 350 milioni di euro di perdite — e 1,3 miliardi di prestito statale dal 2017 — la compagnia tricolore continuerà a volare per collegare le città e le isole italiane, lo Stato con l’europa e il resto del mondo. Anche a costo di litigare con la Commissione europea che nei prossimi mesi minaccia di condannare Roma per aver aiutato illegalmente un’azienda che più di qualcuno vorrebbe far fallire. Il vettore almeno fino a maggio sarà gestito da un supercommissario (Giuseppe Leogrande, esperto di ristrutturazioni) che con l’aiuto di un braccio destro in arrivo tra qualche giorno avrà il compito monstre di snellirlo — con esuberi, riduzione della flotta, rinegoziazione dei contratti con i fornitori — tenendo a bada i sindacati, senza penalizzare troppo i ricavi (sopra i 3 miliardi), evitando di perdere terreno con le low cost (che dominano) e cercando di «piazzarlo» al miglior offerente. La lista dei pretendenti non è lunga, è esigente (Lufthansa), vorrebbe metterci pochi soldi (Delta Air Lines, Air France-klm) e chiede garanzie istituzionali. Soprattutto: vuole il preziosissimo mercato italiano. Il più grande «tesoretto» di Alitalia.