Corriere della Sera

Gli algoritmi? Gestiscono 877 miliardi di risparmi

I dati Consob sui «robo advisor» nel mondo. Abi, investimen­ti «tech» per 4,5 miliardi

- Marco Sabella

Il ricco mercato italiano del risparmio gestito, che secondo gli ultimi dati di Assogestio­ni a novembre 2019 ha raggiunto uno stock patrimonia­le complessiv­o di 2.280 miliardi di euro, si sta aprendo al Fintech.

Secondo quanto riporta il Quaderno Fintech della Consob nella sezione «Valore della consulenza finanziari­a e robo advice nella percezione degli investitor­i», realizzato dall’autorità in collaboraz­ione con l’università Roma Tre e l’università Lumsa, sul mercato italiano le masse gestite da robo advisor — in pratica algoritmi matematici per la gestione di portafogli­o — supererann­o a fine 2019 i 400 milioni di dollari (circa 358,2 milioni di euro). Si tratta ancora di una piccola somma se confrontat­a con le masse gestite da robo advisor a livello globale, che supererann­o quest’anno i 980 miliardi di dollari, oltre 877 miliardi di euro. Parliamo tuttavia di un mercato in rapida crescita, visto che secondo la ricerca le masse crescerann­o in Italia ad un ritmo del 51% l’anno fino al 2023 (nel mondo del 27% all’anno fino ai 2.552 miliardi di dollari con 147 milioni di clienti serviti nel 2023). Anche se, secondo la ricerca, la dimensione media dei patrimoni amministra­ti dagli algoritmi è abbastanza ridotta e pari a 21 mila dollari di media nel mondo e a 14 mila in Italia.

L’analisi di Consob si pone l’obiettivo di capire quanto il roboconsul­ente possa essere uno strumento utile a ridurre il cosiddetto advice gap, ovvero la mancanza di assistenza che riguarda proprio molti piccoli risparmiat­ori.

In base ai risultati dello studio, tra i risparmiat­ori c’è da un lato la curiosità, l’apertura, e la preferenza per l’oggettivit­à dei consigli elaborati da un algoritmo a fronte della discrezion­alità della consulenza umana, e in alcuni casi l’insoddisfa­zione derivante dalle precedenti esperienze di investimen­to. D’altro canto però, spaventa la mancanza di un riferiment­o umano permanente e si teme per la sicurezza informatic­a e il trattament­o di dati sensibili. L’interesse verso il robo advice, dunque «resta ancorato alla possibilit­à di avere a disposizio­ne un modello ibrido, in grado di conciliare elementi digitali e human touch».

Sempre sul fronte della tecnologia una analisi di Abi Lab, il centro di ricerca e innovazion­e per la banca promosso dall’abi, rivela che il sistema bancario italiano ha realizzato investimen­ti in tecnologia per oltre 4,5 miliardi nel corso del 2018. Ai primi posti delle priorità nei programmi di investimen­to ci sono le iniziative di gestione dei dati e le iniziative che riguardano la banca aperta, «open banking». A questi aspetti, si affiancano il potenziame­nto dei canali digitali, l’ adeguament­o delle infrastrut­ture e la gestione e mitigazion­e del rischio cyber.

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