La sete di vendetta e la serenità ritrovata Origini di un eroe
Il primo volume della collana racconta il passato tragico dello Spirito con la scure Poi il giustiziere si trasforma in preda e fa la conoscenza dell’astuto Guitar Jim
La spalla
Pingue e goffo, piuttosto pavido ma generoso, il piccolo messicano Cico si mette spesso nei guai.
I suoi pasticci forniscono alla serie una nota comica che non guasta
Gli autori
Il personaggio di Zagor fu creato nel 1961 da Sergio Bonelli e da Gallieno Ferri
Ci chiedevamo in molti, noi bambini degli anni Sessanta rapiti dalle avventure a fumetti di Zagor, da dove provenisse il nostro eroe, quale identità si celasse sotto il suo nome di battaglia, perché avesse scelto di servire disinteressatamente la causa della giustizia, come si fosse procurato quel costume tanto suggestivo: la casacca rossa con il cerchio giallo nel quale è inscritto un volatile stilizzato, l’«uccello del tuono». Misteri che aumentavano il suo fascino e stuzzicavano la nostra curiosità.
La risposta venne nel 1969 attraverso la storia ripubblicata nel volume La leggenda di Zagor (il primo della serie in edicola con il «Corriere della Sera» e «La Gazzetta dello Sport»), ora in vendita al prezzo speciale di 2,99 più il costo del quotidiano (gli altri titoli usciranno ogni venerdì a 6,99 più il prezzo del giornale). Scoprimmo allora che c’era tanto dolore nel passato dello «Spirito con la scure» e c’era anche l’ombra della vendetta.
Nulla di speciale, direte voi. Nei romanzi d’avventura molto spesso il protagonista vive nell’ossessione di un torto del quale deve rivalersi: si pensi al conte di Montecristo di Alexandre Dumas, al capitano Nemo di Jules Verne, al Corsaro Nero di Emilio Salgari. Per i fumetti, l’esempio più significativo è forse Batman, ma una logica simile muove anche Spider-man e Daredevil. Non parliamo poi di antieroi come il Punitore della Marvel o il cattivissimo Kriminal di Magnus e Bunker.
Il caso di Zagor è tuttavia diverso: sulla vicenda che lo porterà a trasformarsi in giustiziere l’autore Sergio Bonelli (che si firma Guido Nolitta) fa aleggiare una maledizione ambigua da tragedia greca, dalla quale tuttavia il giovane protagonista non si fa travolgere. Anzi, ne esce rigenerato. Ma prima il suo volto fiero, al quale il disegnatore Gallieno Ferri riesce a imprimere grande espressività, passa dall’ira cieca allo sgomento e allo sconforto. Fino a individuare nell’eroica missione che si è dato la chiave per recuperare la serenità.
Le storie di Zagor del resto, come quelle di Tex Willer, risentono molto del nuovo modo di guardare all’epopea del West che si era gradualmente affermata con la fine del manicheismo e una giusta attenzione verso le ragioni dei nativi americani. Il protagonista è un bianco, ma non sposa per principio le ragioni della sua gente: si sforza semmai di preservare un equilibrio pacifico tra coloni e indigeni.
Lo si vede nel secondo volume della collana realizzata in collaborazione con Sergio Bonelli Editore: Gioco mortale, in edicola con i quotidiani Rcs a partire dal 3 gennaio prossimo con un albo di figurine dell’eroe. Qui Zagor deve evitare lo scontro sanguinoso tra i cacciatori di pellicce bianchi e una tribù indiana. Non è una missione facile per il giustiziere e il suo pingue accompagnatore, il messicano Cico, che in questo caso come in tanti altri si rivela più di peso che di aiuto, quando si scopre che tiene la sua pistola accuratamente scarica, quindi inservibile per difendersi dagli aggressori. Mentre in genere è Zagor che dà la caccia ai malfattori, in questo episodio è lui che si ritrova così nel ruolo del tutto insolito della preda inseguita nei boschi e nelle paludi. Ma il pazzoide aristocratico inglese che vorrebbe fare dell’eroe di Darkwood il più prestigioso trofeo della sua collezione di vittime ha sbagliato i conti. Zagor assomiglia un po’ a Tarzan e nella foresta si trova perfettamente a suo agio: per i nemici non ci sarà scampo. Eppure ogni tanto lo Spirito con la scure commette delle ingenuità. Così, nel finale del secondo volume, l’astuto lestofante Guitar Jim lo mette nel sacco, anche grazie alla comica dabbenaggine del solito Cico. È il primo assaggio di una saga che in futuro avrà importanti sviluppi.