«Troppo odio Ora nuovi leader e più civiltà»
L’autore di «Ogni cosa è illuminata»: «L’antisemitismo ha la sua storia. Ma sta crescendo in un contesto più ampio. Nessuno può sentirsi tranquillo»
«C’è troppo odio . E non solo contro gli ebrei. Anche se l’antisemitismo sta crescendo in un contesto più ampio». Lo scrittore Jonathan Safran Foer al Corriere sottolinea che ci vorrebbero nuovi leader e più civiltà.
«Sono spaventato. Tutti dovrebbero esserlo. Certamente sento un legame particolare con quanto accaduto perché sono ebreo, ma sono anche spaventato dalla violenza contro i migranti, la popolazione nera, gli omosessuali, le donne… L’antisemitismo ha la sua storia, i suoi contorni, ed è diretto contro un gruppo di cui io sono parte, ma va considerato che sta crescendo proprio ora, in un più ampio contesto di nazionalismo e insicurezza. Nessuno può sentirsi tranquillo». Reagisce così alla notizia dell’attentato a casa di un rabbino a Monsey, New York, lo scrittore americano Jonathan Safran Foer. Edito in Italia da Guanda, l’autore — di recente uscito con il saggio sull’emergenza ambientale «Possiamo salvare il mondo, prima di cena. Perché il clima siamo noi» — è nipote di ebrei scampati alla Shoah ed emigrati negli Stati Uniti: storia che fa da sfondo al bestseller del 2002 Ogni cosa è illuminata.
Dal 23 dicembre sono stati censiti otto casi negli Stati Uniti di aggressioni fisiche e verbali nei confronti di ebrei. Il 10 dicembre sei persone sono morte nell’attacco a un supermercato kosher nel New Jersey e il mese scorso un ebreo ortodosso è stato accoltellato vicino a una sinagoga a New York, la città dove lei vive. Che cosa sta accadendo?
«Nessuno può saperlo davvero. Si sarebbe tentati di attribuire l’escalation a una tendenza più ampia: c’è stato un aumento dei crimini di odio contro gli ebrei negli Stati Uniti e questo è l’apice. Ma gli avvenimenti di questa settimana potrebbero essere casi isolati, condotti da squilibrati. E questo è diverso dall’antisemitismo più insidioso e pervasivo divenuto metastasi nell’ultimo paio d’anni negli Usa e in Europa. Sarebbe facile reagire in modo eccessivo, ma sarebbe tragico sottostimare il pericolo».
Chi sono gli antisemiti più insidiosi oggi negli Stati Uniti?
«Mi sembra esista una versione dell’antisemitismo ovunque ti giri: dall’estrema destra all’estrema sinistra e tra di esse».
Il filosofo francese Alain Finkielkraut è stato aggredito lo scorso febbraio a Parigi durante una manifestazione dei gilet gialli al grido di «sporco sionista». In un’intervista al «Corriere» ha detto che «l’antisemitismo non è morto ma ce ne sono due»: uno che affonda le radici nell’estrema destra europea, l’altro, quello di sinistra, in base al quale «per difendere i musulmani si attaccano gli ebrei». È d’accordo?
«Ci sono antisemiti di estrema destra e di estrema sinistra, ma sarebbe un errore limitare la comprensione dell’antisemitismo a queste due categorie, quando ce ne sono tante altre. Sarebbe anche sbagliato suggerire che l’antisemitismo abbia necessariamente qualcosa che assomigli a una “ragione” che lo motiva. Forse parte dell’antisemitismo è una forma di orribile perversione delle critiche nei confronti di Israele, ma anche in questo caso non presuppone l’esistenza di una qualche ragione. Quale potrebbe mai essere un motivo per odiare un intero gruppo di persone?».
L’attacco nel New Jersey è stato condotto da una coppia legata a una setta afroamericana minoritaria che odia gli ebrei. Ci sono differenze tra l’antisemitismo in Europa e negli Stati Uniti?
«L’antisemitismo ha diversi “praticanti”, alcuni peculiari dell’america, ma c’è una crescita globale dei crimini d’odio contro gli ebrei. E se negli Usa ci sono più crimini d’odio contro gli ebrei che contro tutti gli altri gruppi messi insieme, c’è anche una generale crescita di questo tipo di violenze contro tutti. Viviamo un’epoca di aumentate paure e colpevolizzazioni».
In Italia la senatrice a vita Liliana Segre, superstite della Shoah, subisce violenti attacchi in Rete. Il web ha un ruolo nell’escalation delle aggressioni contro gli ebrei?
«L’antisemitismo esiste da quando e ovunque esistono gli ebrei. Non è Internet ad averlo creato. Detto questo, la rete premia le voci forti e provocatorie, le uniche che si sentono nella cacofonia. E l’odio è più forte degli elogi».
I politici hanno responsabilità?
«Quando non si schierano apertamente e con forza contro odio e pregiudizi, la cultura diventa meno vigile e il virus può diffondersi. Dopo il letale raduno dei suprematisti bianchi a Charlottesville, Donald Trump parlò di responsabilità da entrambe le parti. Dubito che la sua frase abbia creato odio, ma lo ha legittimato».
Che cosa si può fare?
«Un inizio sarebbe eleggere leader che plasmino la civiltà, sopprimano i pregiudizi, legiferino per la giustizia. Non è una coincidenza che i crimini d’odio siano stati molto più bassi durante l’amministrazione Obama. Detto questo, ci sono stati più di 7 mila episodi antisemiti anche sotto di lui. Poi, l’ondata di antisemitismo con Trump, ma anche una maggiore copertura giornalistica: una forma di vigilanza necessaria».