Roma il prezzo è giusto
Finisce dopo 7 anni l’avventura senza vittorie del bostoniano, la società nelle mani di un altro americano
Passa da Pallotta a Friedkin per 780 milioni di euro L’imprenditore texano coinvolgerà il figlio Ryan Fiducia all’attuale ceo Fienga e al tecnico Fonseca
Le firme arriveranno più avanti, perché non si compra «semplicemente» una squadra di calcio (la Roma) ma le quote di As Roma SPV LLC, cioè la società controllante, però la notizia che i tifosi giallorossi aspettavano c’è lo stesso: Dan Friedkin, compratore, e James Pallotta, venditore, hanno trovato l’accordo. Un deal da circa 780 milioni di euro, che permetterà al tycoon texano di entrare in possesso del pacchetto di maggioranza, mentre il «re degli hedge fund» resterà, almeno a tempo, con una quota di minoranza. Usciranno, invece, altri compagni di cordata del bostoniano, in testa Starwood. Nella cifra concordata sono compresi i debiti (272 milioni) e l’aumento di capitale che toccherà al proprietario (130 milioni, 50 subito e il resto entro fine 2020. L’accelerata nei tempi garantirà all’attuale gruppo dirigente — Fienga, Zubiria, Petrachi — di poter lavorare con tranquillità nell’immediato. Il futuro è tutto da scrivere.
Pallotta lascia la guida del club dopo 7 anni di presidenza, ma era entrato nel club già dal 2011 (presidenza Dibenedetto). I suoi detrattori, nulidali. merosi a Roma, non gli perdoneranno mai la totale assenza di vittorie, tanto più se paragonata ai trofei vinti dalla Lazio di Lotito. La curva Sud gli rinfaccerà per sempre la definizione di «fuckin’ idiots» e Friedkin dovrà fronteggiare l’emorragia di spettatori allo stadio Olimpico. I sostenitori della proprietà americana presentano anche i lati positivi: il club è aumentato di valore, ha avviato la telenovela dello stadio di proprietà che dovrebbe andare a dama entro marzo 2020, ha sviluppato enormemente i social media e l’immagine, si è battuto con forza su temi antirazzisti e soLa pagina più bella, calcisticamente parlando, resta la vittoria contro il Barcellona nei quarti di finale della Champions (10 aprile 2018). La frattura più dolorosa è quella della fine traumatica dei rapporti con Totti e De Rossi (difficile, al momento, prevedere un possibile ritor
no nei quadri societari). Il rimpianto è non aver vinto nulla avendo avuto a disposizione, in tempi diversi, giocatori come Pjanic, Strootman, Marquinhos, Benatia, Zago, Sczsesny, Nainggolan, Salah, Alisson, Manolas, Dzeko, Kolarov… All’inizio si è cercato di costruire un modello futuribile, poi ci si è rifugiati nelle plusvalenze.
La struttura attuale continuerà almeno fino a giugno: Friedkin stima l’attuale Ceo, Guido Fienga, ma ogni nuova proprietà porta i propri uomini. Fonseca ha convinto come allenatore, la base giovane della squadra (Zaniolo, Pellegrini, Diawara, Cristante) è garanzia di futuro. Friedkin non farà spese folli, ma cercherà di far crescere la squadra. Il primo «colpo» dovrebbe essere la conferma di Smalling. Come ha fatto l’inter, anche la Roma avrà come presidente il figlio del proprietario, Ryan Friedkin, che si farà vedere anche a Roma e a Trigoria. Lascerà l’incarico il vicepresidente Mauro Baldissoni, sparirà la figura di Franco Baldini.
Sul mercato non saranno fatte spese folli. I parametri del Financial Fair Play saranno tenuti d’occhio e ci sarà la possibilità di chiedere alla Uefa il bonus di ingresso per le nuove proprietà. Tutto, però, attraverso un dettagliato piano di rientro. Il surplus sarà l’entusiasmo che Pallotta non aveva più.
Sullo sfondo, lo stadio di proprietà. È stato il punto di maggiore attrito tra domanda e offerta, visto che Pallotta voleva metterlo nel deal come obiettivo già raggiunto. Si è parlato della possibilità di spostare il progetto a Fiumicino, facendo però ripartire l’iter da zero, ma l’imminente ingresso dell’immobiliarista ceco Radovan Vitek nel progetto (con l’acquisto dei terreni di Eurnova, che facevano capo a Luca Parnasi) sarà finalmente la chiave di volta.
La rivoluzione
Fino a giugno resterà la struttura attuale, poi la rivoluzione, ma senza spese folli sul mercato