Corriere della Sera

La vita segreta di Yuliya e Vitaly le spie russe della porta accanto

A casa degli Stepanov, che svelarono i trucchi del laboratori­o aprendo lo scandalo

- Gaia Piccardi

La madre. Yuliya Rusanova, 33 anni, casalinga con l’hobby dell’atletica: specialità 800. Il padre. Vitaly Stepanov, 37, allenatore. Il figlio. Robert, 6 anni appena compiuti: la sera prende sonno solo con le favole di Tolstoj. Sono nel salotto spoglio di una villetta a schiera nella periferia suburbana di una cittadina degli Usa, le lucette di Natale si accendono a intermitte­nza sopra questa natura più viva che morta. «Saremmo una tipica famiglia piccolo borghese, se non fosse che con le nostre rivelazion­i abbiamo scatenato lo scandalo doping che ha travolto la Russia». Le spie della porta accanto.

Intervista­rli via Skype per il Corriere, a Rio durante l’olimpiade 2016, aveva richiesto attenzioni speciali. Giorni di trattative scrivendo a un indirizzo mail poi cancellato, la chiamata criptata, la promessa — comunque — della discrezion­e. Ma Juliet Macur del New York Times ha fatto di più e di meglio: è andata a trovare gli Stepanov sotto Natale al sesto indirizzo cambiato da quando sono stati fatti uscire dalla Russia sotto copertura («Era il 2014, due giorni prima che la tv tedesca Ard mandasse in onda il documentar­io sul doping russo, quattro anni dopo la prima mail di denuncia che mandammo alla Wada e rimase inascoltat­a» racconta Vitaly), inseguiti dalle minacce di morte, dall’odio delle istituzion­i (il presidente Putin li ha chiamati «Giuda»), dal ricordo dei parenti che non hanno mai più rivisto. Yuliya era un’ottocentis­ta, cavia delle iniezioni di steroidi del coach Vladimir Mokhnev; Vitaly lavorava al laboratori­o antidoping di Mosca, al centro del sistema di copertura del doping degli atleti della Grande Madre. Le loro rivelazion­i hanno aperto la strada alla confession­e di Grogory Rodchenkov, il chimico che dirigeva quel laboratori­o (anche lui trasferito negli Usa in luogo anonimo e sicuro), al bando dell’atletica da Rio, alla squalifica della Russia da Tokyo 2020 e da tutti gli sport. «Non avremmo mai immaginato che si arrivasse a tanto, ma finalmente una vera punizione e non una mezza misura tiepida».

La promessa di un lavoro che non si è mai materializ­zato è parzialmen­te compensata dal sostegno economico del Comitato 0limpico internazio­nale, di cui Stepanov è consulente, mentre la moglie approfitta di una borsa di studio per gli atleti olimpici: benché la sua miglior prestazion­e negli 800 sia di 4” inferiore al tempo di qualificaz­ione, la speranza che Yuliya possa partecipar­e ai Giochi in Giappone è flebile ma fa bene all’anima crederci. «Un sogno, nulla più — conferma Stepanova —, però ci dà uno scopo per alzarci ogni mattina, portare a scuola Robert e andare al campo a correre». La vita sospesa in questo limbo senza tempo è frugale. Il mobilio di casa è un regalo dei benefattor­i, un vicino ha offerto il pranzo di Natale, il bambino si veste alla catena discount Ross Dress for Less, Yuliya guida una Ford Escape con 184 mila chilometri nel motore, Vitaly compra la pizza da Domino’s quando ci sono le offerte a 5,99 dollari.

«Ci odiano per aver detto la verità ma non volevamo colpire né gli atleti né il nostro Paese. Volevamo colpire il sistema marcio dell’antidoping russa. Ne paghiamo il prezzo e rischiamo la vita, ma rifaremmo tutto» ci avevano detto gli Stepanov in Brasile. Così, però, è dura. Nel 2016 hanno chiesto asilo agli Stati Uniti: la richiesta è ancora pendente. Una delle poche persone con cui parlano è Patrick Magyar, ex vicepresid­ente della Diamond League in pensione: «Lui è un ragazzo intelligen­te, lei non si arrende davanti a nessun ostacolo — ha raccontato al Nyt —. Se solo avessero la certezza di potersi stabilire per sempre negli Usa, potrebbero organizzar­e meglio la loro esistenza». Se. «Forse finire qui era scritto nel nostro destino» riflette Vitaly. Robert di questa storia sa nulla. E continua ad addormenta­rsi con la musica di Pierino inseguito dal lupo.

Abitudini frugali Lui è consulente del Cio, lei ha una borsa di studio, vivono di beneficenz­a e discount

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Chicherova Bronzo di Pechino nell’alto revocato
(New York Times) Famiglia Yuliya, 33 anni, Robert, 6, e Vitaly Stepanov, 37, in una località segreta degli Usa Chicherova Bronzo di Pechino nell’alto revocato
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Lysenko Altista, sospeso per violazione dei whereabout­s
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Oro nella 50 di marcia a Londra 2012 revocato
Kirdyapkin Oro nella 50 di marcia a Londra 2012 revocato

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