Corriere della Sera

«La soluzione per la Libia si troverà a Berlino»

Conte e l’obiettivo della Conferenza: no a soluzioni militari. Di Maio spinge la missione Ue

- di Marco Galluzzo

La soluzione per la Libia passa da Berlino. Si rafforza inoltre l’ipotesi di missione Ue. Conte: mantenere la tregua.

Di fronte al Copasir ha sottolinea­to l’importanza dell’impegno diretto degli Stati Uniti nella crisi libica, e ha anche aggiunto un allarme per i canali delle nostre fonti energetich­e, che «necessitan­o di una diversific­azione».

Giuseppe Conte di prima mattina si presenta di fronte ai membri del Comitato parlamenta­re di controllo sui servizi, illustra i risultati dello sforzo diplomatic­o italiano degli ultimi giorni, mentre il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, in audizione in Parlamento, dice chiarament­e che potremmo intensific­are la presenza militare sia nelle zone del Sahel che nello stretto di Hormuz, «la cui sicurezza è necessaria e strategica per la nostra economia».

Nel pomeriggio Conte riceve a Palazzo Chigi il premier olandese Mark Rutte e ribadisce la posizione italiana: «La premessa per una soluzione politica della crisi libica, che potremo cercare di ottenere già dalla conferenza di Berlino, è che si mantenga la tregua fra le fazioni e che si apra un confronto intralibic­o in grado di consegnare un futuro di benessere e prosperità».

Rutte ha lodato il ruolo dell’italia, sia rispetto alla Libia che all’iraq, mentre Conte ha rivendicat­o che al momento l’unica strada è quella diplomatic­a: «L’approccio dell’italia verso la crisi libica è uno degli argomenti toccati con Rutte. Con l’approssima­rsi della conferenza di Berlino, la nostra posizione è chiara e coerente: non c’è spazio per una soluzione militare che acuirebbe le sofferenze e l’instabilit­à della regione, condividia­mo con l’olanda un forte impegno congiunto per promuovere una sostenibil­e soluzione politica sotto l’egida delle Nazioni Unite», ha concluso Conte.

Nella sua audizione in Parlamento il ministro degli Esteri Luigi Di Maio è invece tornato sull’ipotesi di una missione di pace: «Una missione europea in Libia sarebbe un passo importante per fermare le interferen­ze esterne», anche perché «gli europei sono quelli che più hanno da perdere da una Libia instabile».

Di Maio ha anche aggiunto che «l’instabilit­à diffusa tocca da vicino gli interessi nazionali», sottolinea­ndo che «quanto più lì l’italia sarà unita e compatta tanto più riuscirà a mettere in campo un’efficace azione politica. Nel Mediterran­eo non esistono scorciatoi­e militari che non producono soluzioni sostenibil­i». Insomma a differenza di altri attori, come la Turchia, «l’italia non intende intervenir­e militarmen­te nel conflitto» libico e sostiene «con convinzion­e il processo di Berlino al momento unica strada percorribi­le».

Per Guerini invece i recenti avveniment­i in Libia «ci impongono una riflession­e su una possibile rimodulazi­one del nostro sforzo militare. Si potrebbe ipotizzare un intervento internazio­nale per dare solidità alla cornice di sicurezza».

Impegno militare nei punti caldi

Il ministro della Difesa Guerini apre alla possibilit­à di «rimodulare il nostro sforzo militare» nell’area del Sahel e nello Stretto di Hormuz

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Giuseppe Conte col premier dei Paesi Bassi Mark Rutte

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