Milan, tris contro la Spal La Juve domina Atalanta eliminata
Contava tenersi stretto il piano B e così è stato. Missione compiuta in scioltezza, con personalità, a conferma che pian piano qualcosa in questo Milan sta effettivamente cambiando, che forse quella luce intravista in fondo al tunnel non è solo frutto dell’immaginazione. Niente brividi, contro la Spal. Non di paura, almeno: solo di freddo.
Il Diavolo impacchetta la qualificazione ai quarti di Coppa Italia — sfiderà il Toro martedì 28 gennaio sempre qui a San Siro — e può ora serenamente rimettere la testa sulla rincorsa in campionato: domenica all’ora di pranzo arriva un’udinese che ultimamente va come un treno, altro duello crocevia che non si può fallire, se si vuol provare a ridare un senso alla stagione.
Le raccomandazioni di Stefano Pioli, che per tre giorni ha fatto una testa così ai suoi ricordando loro che il trofeo di Lega assegna un posto in Europa League, hanno avuto effetto: con la classifica che resta un’incognita, causa ritardo pesante e concorrenza fitta, tenersi aperte tutte le strade è la cosa migliore, la più saggia, la più sensata. «Dopo Cagliari, un bel segnale di continuità» ha sorriso a obiettivo raggiunto il tecnico rossonero.
La Spal ha fatto quello che ha potuto, anche se già prima di partire da Ferrara era piuttosto chiaro che avesse per la testa ben altri pensieri. Lasciare a casa l’ex Petagna è stato un segnale chiaro. Anche Pioli ha fatto un po’ di esperimenti, nonostante le sette assenze non gli consentissero chissà quali rimpasti. I cambi più significativi li ha effettuati davanti, dove ha lasciato fuori i titolari Ibrahimovic e Leao per dare una possibilità ai riservisti Piatek e Rebic.
Il polacco stavolta ha sfruttato la sua chance, segnando in contropiede il gol che ha incanalato la serata e servendo l’assist a Castillejo per il raddoppio. Non basterà però a convincere Zvone Boban e Paolo Maldini a cambiare strategia di mercato: se qualcuno porta 30 milioni, ciao Pistolero. Ha sbagliato un altro paio di gol, Kris, ma s’è mosso bechissà che la presenza di Ibra in allenamento non gli sia d’aiuto. Lo svedesone ieri è rimasto in panchina fino alla fine, incitando i compagni.
Comprensibilmente delusi, i 32.093 temerari arrivati per vederlo dal vivo si sono riscaldati applaudendo poi i due bei gol di Castillejo ed Hernandez e fischiando Suso. Entrato nel finale, lo spagnolo ha sbagliato un gol facile. Con lui, San Siro ha esaurito la pazienza.