Corriere della Sera

Giansanti (Confagrico­ltura): «Buona notizia solo per loro, i nostri mercati soffrirann­o»

- di Michelange­lo Borrillo

«La firma della cosiddetta “fase uno” del nuovo accordo commercial­e bilaterale tra Usa e Cina è certamente un fatto positivo. Ma lo è soprattutt­o per Usa e Cina, non per l’europa. Per la Ue occorre aspettare gli esiti della missione a Washington di questi giorni del commissari­o al commercio Phil Hogan». Il presidente di Confagrico­ltura Massimilia­no Giansanti è più preoccupat­o per le sorti dell’europa che sollevato per la firma tra Usa e Cina.

Cosa teme?

«Una cosa sotto gli occhi di tutti: le politiche commercial­i del mondo vengono decise da Usa e Cina, non dalla Ue».

E ciò cosa comporta per Europa e Italia?

«Attualment­e le importazio­ni agroalimen­tari della Cina dalla Ue sono pari a circa 130 miliardi di dollari l’anno. Dopo la firma Usa-cina, oltre il 30% del fabbisogno cinese sarà coperto con le maggiori importazio­ni dagli Usa. E l’europa dovrà rivolgersi ad altri mercati per esportare. Ma la situazione cambia anche a livello di importazio­ni».

Per quali prodotti?

«Con il crollo dell’export verso la Cina, dalla seconda metà del 2018 gli Usa sono diventati il primo fornitore di soia del mercato europeo, con oltre il 70% delle importazio­ni totali. Con il nuovo accordo tra Usa e Cina, dovremo rivolgerci ad altri fornitori, primo tra tutti il Brasile, in pieno negoziato Mercosur. Ma il vero disastro sarebbe un altro».

I nuovi dazi di Trump verso l’europa?

«Esatto. Perché ora sono a rischio le importazio­ni italiane di vini, pasta e olio d’oliva, ma possono essere anche rialzate le tariffe doganali in vigore (25%) su formaggi, agrumi, salumi e liquori. Un vero disastro: l’italia rischia di perdere posizioni su un mercato, quello delle esportazio­ni alimentari verso gli Usa, che vale 4,5 miliardi di euro l’anno, il più importante fuori dall’unione europea. Negli ultimi mesi del 2019 c’è stato un calo del 30%: a livello annuo potrebbe costare 70 milioni all’italia. Che, nella vicenda

Airbus, non c’entra nulla».

Come si evita questo rischio?

«Aspettiamo l’esito della missione di Hogan, tenendo presente, però, che gli Stati Uniti hanno deciso di applicare i dazi sui prodotti Ue secondo un metodo cosiddetto “a carosello”: ogni tre mesi viene rivista la lista dei prodotti colpiti e quindi fra 90 giorni potremmo ritrovarci nella stessa situazione critica di oggi».

Quale sarebbe la soluzione radicale?

«Non ci sono alternativ­e a un negoziato diretto supportand­o nel frattempo le filiere produttive colpite dai dazi: ogni alternativ­a sarebbe inconclude­nte e dannosa per i nostri agricoltor­i. È chiaro che se non fosse raggiunto l’accordo dovremmo inevitabil­mente ricorrere allo strumento dei dazi anche a livello europeo».

Gli Usa così copriranno il 30% del fabbisogno cinese. E l’europa dovrà rivolgersi ad altri mercati

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Presidente Massimilia­no Giansanti guida la Confagrico­ltura

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