Giansanti (Confagricoltura): «Buona notizia solo per loro, i nostri mercati soffriranno»
«La firma della cosiddetta “fase uno” del nuovo accordo commerciale bilaterale tra Usa e Cina è certamente un fatto positivo. Ma lo è soprattutto per Usa e Cina, non per l’europa. Per la Ue occorre aspettare gli esiti della missione a Washington di questi giorni del commissario al commercio Phil Hogan». Il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti è più preoccupato per le sorti dell’europa che sollevato per la firma tra Usa e Cina.
Cosa teme?
«Una cosa sotto gli occhi di tutti: le politiche commerciali del mondo vengono decise da Usa e Cina, non dalla Ue».
E ciò cosa comporta per Europa e Italia?
«Attualmente le importazioni agroalimentari della Cina dalla Ue sono pari a circa 130 miliardi di dollari l’anno. Dopo la firma Usa-cina, oltre il 30% del fabbisogno cinese sarà coperto con le maggiori importazioni dagli Usa. E l’europa dovrà rivolgersi ad altri mercati per esportare. Ma la situazione cambia anche a livello di importazioni».
Per quali prodotti?
«Con il crollo dell’export verso la Cina, dalla seconda metà del 2018 gli Usa sono diventati il primo fornitore di soia del mercato europeo, con oltre il 70% delle importazioni totali. Con il nuovo accordo tra Usa e Cina, dovremo rivolgerci ad altri fornitori, primo tra tutti il Brasile, in pieno negoziato Mercosur. Ma il vero disastro sarebbe un altro».
I nuovi dazi di Trump verso l’europa?
«Esatto. Perché ora sono a rischio le importazioni italiane di vini, pasta e olio d’oliva, ma possono essere anche rialzate le tariffe doganali in vigore (25%) su formaggi, agrumi, salumi e liquori. Un vero disastro: l’italia rischia di perdere posizioni su un mercato, quello delle esportazioni alimentari verso gli Usa, che vale 4,5 miliardi di euro l’anno, il più importante fuori dall’unione europea. Negli ultimi mesi del 2019 c’è stato un calo del 30%: a livello annuo potrebbe costare 70 milioni all’italia. Che, nella vicenda
Airbus, non c’entra nulla».
Come si evita questo rischio?
«Aspettiamo l’esito della missione di Hogan, tenendo presente, però, che gli Stati Uniti hanno deciso di applicare i dazi sui prodotti Ue secondo un metodo cosiddetto “a carosello”: ogni tre mesi viene rivista la lista dei prodotti colpiti e quindi fra 90 giorni potremmo ritrovarci nella stessa situazione critica di oggi».
Quale sarebbe la soluzione radicale?
«Non ci sono alternative a un negoziato diretto supportando nel frattempo le filiere produttive colpite dai dazi: ogni alternativa sarebbe inconcludente e dannosa per i nostri agricoltori. È chiaro che se non fosse raggiunto l’accordo dovremmo inevitabilmente ricorrere allo strumento dei dazi anche a livello europeo».
Gli Usa così copriranno il 30% del fabbisogno cinese. E l’europa dovrà rivolgersi ad altri mercati