«In 600 sulla tomba di papà Bettino. Ma non i dem»
Stefania Craxi e la cerimonia ad Hammamet: la Lega ha ammesso i suoi errori, loro mai
«Questa povera figlia ha ROMA fatto una battaglia politica durata vent’anni», risponde Stefania Craxi appena arrivata in Tunisia e la voce tradisce l’emozione e l’attesa. E se domenica, su quella lapide bianca a pochi metri dal mare di Hammamet, seicento persone arrivate dall’italia poseranno lo sguardo e un garofano rosso, «vorrà dire che qualcuno finalmente se n’è accorto». La lista è lunga: «Sulla tomba saremo almeno mille persone, come i Mille di Garibaldi». Ma per la figlia dell’ex segretario del Partito socialista italiano ed ex presidente del Consiglio, morto in terra tunisina il 19 gennaio del 2000, le assenze conteranno quasi più delle presenze.
«Il Pd non ci sarà — conferma la presidente onoraria della Fondazione Craxi, che ha organizzato le celebrazioni —. Sono stati proprio Zingaretti e Orlando a smentire la partecipazione». Le hanno dato un dolore? «No, il problema è loro, che 25 anni fa hanno scelto la via giudiziaria al potere. Come D’alema, Fassino e Veltroni, Zingaretti è figlio di quella storia. Non si può affermare che Craxi è stato uno statista ma non sconfessare Mani pulite». E ancora, senza timore di forzare la storia: «Quell’inchiesta è stata l’atto fondativo del Pd». La critica investe l’intera sinistra, che avrebbe «inoculato nel Paese quel giustizialismo militante che ha figliato il grillismo». E se per i dem sono attesi (a titolo personale) Gianni Pittella e Giorgio Gori, la padrona di casa sorride amaro: «Giorgio non vale, ci conosciamo da una vita».
Per Stefania Craxi vent’anni sono abbastanza per fare un bilancio, ma non per pronunciare assoluzioni. Massimo D’alema e il suo governo? «Offrirono funerali di Stato, ma non consentirono a Craxi di curarsi in Italia». Matteo
d Renzi è figlio della cultura cattocomunista Se dici che mio padre è stato uno statista perché poi voti le leggi liberticide dei 5 Stelle?
Renzi? «È figlio della cultura cattocomunista. Se dici che Craxi è uno statista e persino un gigante, perché continui a votare le leggi liberticide dei Cinque Stelle?». In rappresentanza di Italia viva ci sarà il capogruppo a Palazzo Madama, Davide Faraone, ma la stretta di mano non sarà calorosa: «Viene qui a farsi la photo opportunity o a ragionare sulla figura di Craxi? Non basta citarlo, bisogna capirlo e opporsi alla deriva giustizialista, sempre».
La senatrice vorrebbe sentir parlare dei suoi processi, «della persecuzione giudiziaria che ha subito», vorrebbe che «estremisti e forcaioli» facessero pubblica ammenda, magari sulla tomba dove sta scritto «la mia libertà equivale alla mia vita». Silvio Berlusconi per via degli acciacchi non andrà, forse manderà un messaggio. A testimoniare il «garantismo senza se e senza ma» di Forza Italia ci saranno Anna Maria Bernini, Mariastella Gelmini, Simone Baldelli e molti altri dirigenti azzurri. Per la Lega sono attesi Armando Siri e Massimo Garavaglia, esponenti di quel partito che nel 1993 sventolò un cappio nell’aula di Montecitorio: «I leghisti, che furono giustizialisti della prima ora, hanno avuto il fegato di dire “abbiamo sbagliato”. Basterebbero due parole».
Leu sarà rappresentata dall’onorevole Guglielmo Epifani e il nome dell’ex segretario generale della Cigl serve a Stefania Craxi per abbracciare tutti i socialisti diretti ad Hammamet, come Riccardo Nencini, Umberto Del Basso De Caro, Lucio Barani, Margherita Boniver, Fabrizio Cicchitto, Ugo Intini, Claudio Martelli, Umberto Sacconi, Claudio Signorile, Luisa Todini, Carlo Tognoli, Fabrizio Rondolino... «I socialisti non li contiamo, penso sia dovere di una comunità difendere tutti insieme la propria storia — conclude commossa la figlia dell’uomo simbolo della Prima Repubblica —. Verso mio padre è stata commessa un’ingiustizia, che in qualche modo andava riparata».