Corriere della Sera

Autostrade, ritiro o maxi multa Si decide dopo il voto in Emilia

C’è anche l’ipotesi di una revisione profonda delle concession­i con una revoca parziale

- Andrea Ducci

Paola De Micheli è attesa sabato sera alla Festa dell’unità che si svolge nella zona di Ponte Alto a Modena. La presenza in terra emiliana della ministra delle Infrastrut­ture e dei Trasporti fa parte della campagna elettorale a tappeto che nei prossimi giorni vedrà impegnati altri componenti del governo, in vista del voto regionale di domenica 26. Un passaggio cruciale per l’esecutivo, con l’obiettivo di battere la candidata di Salvini, Lucia Borgonzoni. L’agenda di De Micheli, titolare del ministero nevralgico per il destino delle concession­i autostrada­li, è, insomma, rivelatric­e delle ragioni che inducono a rimandare ogni decisione sulla revoca ad Autostrade. Domani

Il passaggio ad Anas Le concession­i dovrebbero passare ad Anas. Ma non si sa come verranno pagate

è convocato un Consiglio dei ministri alle 9 del mattino, l’intenzione della vigilia è evitare di trattare di concession­i. Il tema, però, resta al centro di una discussion­e politica che, al di là delle perentorie dichiarazi­oni pubbliche, deve ancora trovare una sintesi in privato. A Palazzo Chigi, così come al ministero dei Trasporti, non sfuggono gli effetti del cicaleccio che prefigura come certa la decisione di togliere le concession­i sulla rete autostrada­le alla società che fa capo alla famiglia Benetton: ieri il titolo di Atlantia, controllan­te di Autostrade, ha segnato l’ennesimo tonfo in Borsa, mentre a Bruxelles hanno confermato l’arrivo della lettera della società che si appella alla Ue per evidenziar­e che la decisione del governo italiano scoraggia gli investimen­ti esteri, mortifican­do la circolazio­ne dei capitali. C’è un ulteriore aspetto. A dicembre il governo ha inserito nel decreto Milleproro­ghe la cornice normativa che disciplina il meccanismo di revoca. In sostanza è stabilito che le concession­i passino sotto la gestione di Anas e che Autostrade sia indennizza­ta con 7 miliardi di euro, anziché con i 23 miliardi previsti dalla convenzion­e del 2007 tra Autostrade e lo Stato. Nel governo gli esponenti del M5S, oltre che il premier Conte sebbene sia più cauto, da giorni assumono che presto o tardi le concession­i passeranno ad Anas. Ma come pagarle non è stato finora affrontato: al ministero dell’economia ufficialme­nte non è stata avviata una riflession­e su come il Tesoro possa assolvere a questa spesa.

Le posizioni nella maggioranz­a sono ormai note, sul fronte della revoca secca, oltre al M5S, ci sono alcuni parlamenta­ri del Pd, mentre Italia viva di Renzi resta fortemente contraria. Ieri l’ex premier ha ripetuto: «Lo Stato rischia di finire cornuto e mazziato. Ci vuole una base giuridica». Ventilando così i rischi dell’inevitabil­e contenzios­o attivato da Autostrade in caso di revoca. Per questo resta in piedi la possibilit­à di sanzionare pesantemen­te Autostrade, che intanto ha annunciato investimen­ti per 13 miliardi in 18 anni, un’accelerazi­one degli interventi di manutenzio­ne e predispost­o il ricambio di tutto il management coinvolto nel disastro del ponte Morandi. Un’alternativ­a alla maxi multa potrebbe essere l’ipotesi, già ventilata nei mesi scorsi, di ritirare le concession­i solo su alcune tratte autostrada­li, quelle dove la commission­e del ministero dei Trasporti ha evidenziat­o le responsabi­lità e le inadempien­ze di Autostrade. Il voto in Emilia-romagna concorrerà alla scelta: tanto più dura se il governo uscirà rafforzato dal passaggio elettorale.

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