Putin, operazione 2024 Al governo l’uomo del Fisco
Con la riforma costituzionale il presidente-zar si prepara a succedere a se stesso
Con un annuncio che ha spiazzato tutti, Vladimir Putin ha proposto ieri una serie di cambiamenti costituzionali che modificano l’assetto del Paese senza però stravolgerlo. E soprattutto lasciando al presidente un ampio potere. Le parole di Putin hanno subito provocato un piccolo cataclisma, con le dimissioni del premier Dmitrij Medvedev e dell’intero governo e l’immediata nomina di un nuovo capo dell’esecutivo, il quasi sconosciuto Mikhail Mishustin. E si è intensificato il dibattito su quello che potrà accadere nel 2024, quando l’attuale presidente dovrà lasciare il Cremlino al termine dei suoi due mandati. Tra l’altro, lo stesso Putin ha pure suggerito di rendere impossibile a chiunque per il futuro di sedere per più di due volte sulla poltrona più importante del Paese, togliendo dalla carta fondamentale la parola «consecutivi». Fu proprio grazie a questa clausola che nel 2008 lui potè lasciare temporaneamente la presidenza al fido Medvedev dopo i due primi mandati, andare per quattro anni alla testa del governo (rimanendo il vero capo dietro le quinte) per poi tornare nel 2012.
Così oggi si pensa che il capo dello Stato abbia in mente altre soluzioni. Forse quella di andare a guidare il Consiglio di Stato, un organismo che ora è puramente consultivo ma al quale Putin vorrebbe dare un maggior potere e, soprattutto, rango costituzionale. Senza ruoli ufficiali nella gestione del giorno per giorno, lui continuerebbe a tirare le fila. Ma siamo sempre nel campo delle supposizioni, visto che mancano ancora quattro anni alla data fatidica. Molte cose potrebbero cambiare e anche lo stesso Putin potrebbe prendere decisioni che oggi non sono contemplate. Se, ad esempio, il nuovo primo ministro o un suo futuro successore si rivelassero all’altezza della situazione (come non pare essere stato Medvedev), a 71 anni non è escluso che Putin si ritiri. Naturalmente con le stesse garanzie, anche legali, che lui concesse al primo presidente della Russia post-sovietica Boris Eltsin.
Per più di un’ora il discorso di Putin sullo stato del Paese era proseguito ieri sui soliti binari, con indicazioni di nuove misure per lo sviluppo economico e con un piano per modificare la situazione demografica della Russia. Le nascite, come in tanti altri Paesi occidentali, sono troppo poche. E così il capo del Cremlino ha parlato di incentivi, con un costo totale di circa sette miliardi di euro annui. Poi, alla fine, le considerazioni sulla Costituzione, con almeno undici proposte di modifica. Al Parlamento, e in particolare alla Duma, la Camera bassa, verrebbe affidato un ruolo maggiore nell’approvazione del capo del governo e dei ministri (sempre scelti dal presidente). Poi altre norme sulla nomina dei responsabili dei servizi di sicurezza, sull’esclusione dei non residenti dalla carica più alta del Paese, sulla supremazia della legge russa rispetto agli accordi e ai trattati internazionali (oggi è il contrario), sul divieto per tutti i funzionari più alti, i parlamentari e i ministri di avere cittadinanza o residenza estera.
L’impressione è che si sia trattato di un gran calderone di misure volto anche a togliere dalla ribalta quella che forse è l’iniziativa che a Putin sta veramente a cuore: la modifica del ruolo del Consiglio di Stato.
Medvedev paga l’insuccesso delle riforme e le accuse di corruzione avanzate dall’opposizione. La sua popolarità era scesa ai minimi. Mishustin, 53 anni, è un esperto di tasse, di finanza e ha anche guidato un fondo per gli investimenti gestito assieme alla tedesca Deutsche Bank. Tutte competenze che potrebbero rivelarsi utilissime. È uno sconosciuto. Ma esattamente come lo era Putin nel 1999 quando Eltsin lo scelse come successore. Naturalmente da qui al 2024 Vladimir Vladimirovich potrà cambiare cavallo se le cose non funzioneranno.