Corriere della Sera

Il conto della previdenza ha raggiunto il 16,6% del Pil

Ci sono 606 pensionati per ogni mille occupati. Il 36,3 per cento riceve meno di mille euro

- di Enrico Marro

Governo e sindacati, che il 27 gennaio apriranno la trattativa sulle pensioni, farebbero bene a tenere sul tavolo il report sfornato ieri dall’istat sulle «Condizioni di vita dei pensionati 2017-2018». Ne emerge un quadro di contraddiz­ioni e di trend preoccupan­ti. Innanzitut­to il peso della spesa previdenzi­ale (comprensiv­a delle prestazion­i assistenzi­ali) sul Pil è passata dal 14% del 2000 al 16,6% del 2018. Incremento dovuto a più fattori: invecchiam­ento della popolazion­e; bassissima crescita dell’economia; aumento della spesa per assistenza.

Nel 2018 lo Stato ha speso 293,3 miliardi di euro (+2,2% sul 2017) per pagare 22,8 milioni di prestazion­i a 16 milioni di pensionati (ci sono infatti 5,1 milioni di anziani che prendono più di una pensione, per esempio le donne con la reversibil­ità). Ma nella spesa totale sono compresi 23 miliardi per 4,3 milioni di prestazion­i assistenzi­ali (invalidità civile, assegni sociali, pensioni di guerra) e altri 4,2 miliardi per 716mila rendite erogate per infortuni sul lavoro e malattie profession­ali.

Il rapporto tra pensionati e occupati è migliorato, grazie alle riforme, ma resta alto: ci sono 606 pensionati da lavoro per ogni mille occupati, erano 683 nel 2000. Alle tante pensioni corrispond­ono spesso bassi importi. Suddividen­do tutti i beneficiar­i per classe di reddito pensionist­ico lordo si vede che il 12,2% prende meno di 500 euro al mese e il 24,1% tra 500 e mille euro. Quindi, il 36,3% sta appunto sotto mille euro. Il 39% prende tra mille e duemila, il 24,7% oltre duemila. Forte la differenza di genere: gli uomini prendono in media 21.450 euro lordi, le donne 15.474 euro. Ciò è dovuto, dice l’istat, a «carriere contributi­ve più brevi e a una minore partecipaz­ione al mercato del lavoro».

Nonostante ciò, complessiv­amente, i «redditi pensionist­ici sono cresciuti molto più delle retribuzio­ni tra il 2000 e il 2018»: del 70% in termini nominali contro il 35% (sono aumentate le pensioni con alle spalle carriere lavorative piene mentre i salari hanno sofferto). E il «rischio povertà è più basso di circa 8 punti percentual­i tra le famiglie con pensionati» rispetto alle altre. Del resto, il «reddito netto familiare equivalent­e», che tiene conto della composizio­ne dei nuclei, è di 20.646 euro per le famiglie con pensionati contro 18.900 euro delle altre.

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