La maschera di Sanremo
Junior Cally: «Mostro anche il volto e canto contro il populismo Nel mio passato 4 anni in ospedale»
M aschera o non maschera. Per Junior Cally il dilemma non si pone. A Sanremo il rapper si esibirà sia a volto coperto che mostrando la faccia. «Su quel palco voglio ripercorrere la mia storia e farla conoscere al grande pubblico che non sa chi sono. Sui social la gente si chiede “Junior Cally chi?”».
Si è fatto conoscere nascondendo la propria identità dietro un’inquietante maschera antigas che si è poi tolto sulla copertina dell’ultimo album svelando il volto di Antonio Signore, 28enne romano. Amadeus lo ha convocato in quota rap, anche se «No grazie» si stacca dalla moda trap del momento. Non solo perché manca l’autotune sulla voce: «Le strofe sono rap, ma invece di una base ci sono chitarre rock “cattive”. Rappresenta Junior Cally e Antonio, la mia crescita artistica e quella anagrafica, senza rinnegare il mio trascorso», annuncia.
Il «No grazie» della canzone è la sua risposta al populismo. «La politica ormai sta su internet e i populisti sono quelli che vorrebbero risolvere i grandi problemi con i video su Tik Tok e le soluzioni buttate lì. Le soluzioni si cercano studiando. In un passaggio parlo di razzismo e mojito e di qualcuno che da sconfitto ricrea un partito presentando cose vecchie sotto una nuova veste». Salvini e Renzi? «È abbastanza chiaro. La politica ormai è attenzione ai social e voglia di apparire, assecondo i meme con le rime». Restano fuori 5 stelle e Sardine... «Non mi rappresenta nessuno ma non trovo giusto dire “non me ne frega nulla della politica”. Delle Sardine però apprezzo che ci siano giovani che tornano in piazza per dire la loro».
A distinguerlo dalla scena trap non è solo l’impegno (una prima volta anche per lui), ma anche l’assenza di droga nelle rime. «Non sposo i contenuti di tutti i colleghi, ma non li giudico. Fra i 14 e i 18 anni, però, ho praticamente vissuto in ospedale per una malattia autoimmune che i medici faticavano a diagnosticare. Convivo con la piastrinopenia, nel mio sangue ci sono poche piastrine. Nel reparto oncologia ho conosciuto bambini che pochi giorni dopo non c’erano più: la vita è un dono troppo bello per buttarlo per uno sballo».
Antonio ha avuto problemi con l’alcol e con la giustizia (una condanna per furto) ma sono capitoli chiusi. Anche la musica è servita a dare una sterzata a una vita spericolata sulle strade della periferia degradata di Focene, frazione di Fiumicino. Ci provò con il rap, ma il progetto Socio fallì. Così decise di mettersi la maschera e dare vita a Junior Cally: «Ho creato la mia opera d’arte per proteggermi e per poter uccidere il pregiudizio di chi in paese mi considerava quello che ci provava con la musica ma non ce la faceva». Il nome d’arte non è un omaggio al cantante reggae Junior Kelly: «Ascoltavo a ripetizione “Dilemma” di Nelly e Kelly Rowland. Volevo un nome doppio perché funzionano meglio, ma Nelly Kelly era a un passo dalle scarpe per bambini... Così è nato Junior Cally per evitare che nelle ricerche su Google uscisse prima il giamaicano».
Sul tavolo c’è la maschera che ha usato per la sua prima apparizione su Rai1, velluto nero e strass, versione rassicurante di quella antigas con cui è diventato un fenomeno. «Ne ho molte: la maschera farà sempre parte della mia carriera». La prima se l’era comprata su Amazon. «Una di quelle da softair (la simulazione di attività di guerra ndr) modificata da mio fratello che fa il tatuatore e aerografava moto e serrande». Mistero più rime hanno funzionato. Quando i numeri sui social e la risposta sulle piattaforme di streaming si sono moltiplicati è andato controcorrente. Invece di capitalizzare sulla maschera se l’è tolta. «Ricercato» è andato al numero 1. «La maschera mi precludeva aspetti della vita reale più di quanto accada con la fama. Una volta mi è arrivato un messaggio su Instagram con la mia foto: “o vieni a conoscermi o svelo la tua identità a tutti”. Se non l’avessi tolta sarei rimasto in trappola. E se l’avessi tolta più avanti sarebbe sembrato un tentativo disperato di rilanciare la carriera. E poi in un momento di profili fake e cyberbullismo mi sembra un bel messaggio presentarsi con la propria identità».
Malattia e politica Convivo con una malattia e dico no alle droghe Nel brano riferimenti chiari a Salvini e Renzi