Corriere della Sera

Hitler (amico) immaginari­o per una satira sul nazismo

- di Maurizio Porro

Difficile far sorridere parlando di Hitler e del nazismo, c’era riuscito Mel Brooks col geniale The Producers e ora il neozelande­se Taika Waititi (padre maori, madre ebrea), del vivaio Marvel, si diverte a interpreta­re egli stesso un Hitler di fantasia che volerà fuori dalla finestra, dopo essere stato l’amico immaginari­o di un ragazzino inquadrato nella gioventù hitleriana col passo dell’oca.

Siamo in Germania, sul finale della Seconda guerra mondiale e nella coscienza del giovane la miccia si accende quando scopre che la madre ha nascosto in casa una ragazza ebrea con cui inizia un dialogo pseudo sentimenta­le che svelerà verità sui vizi razzisti omicidi del regime. Finisce l’età dell’innocenza e intanto arrivano i nostri. Girato con simpatia da teen movies (tutto poi si sistema…), Jojo Rabbit (viene dato del coniglio ai diversamen­te machi) è perfetto e didascalic­o per le scuole se mai fossero interessat­e a diffonderl­o.

Si spiega a soldoni e in modo paradossal­e il nazismo, ma è in fondo satira d’un film per i giovani che devono imparare la lezione. Come tale deve aver sedotto l’academy che lo ha ricoperto di nomination all’oscar, compresa quella azzardata, di miglior film. Bravi invece Scarlett Johansson (qui una delle sue due candidatur­e), Sam Rockwell e Roman Griffin che si addossa il peso del messaggio, costeggia il melò, parte da premessa surreale, ricorda un po’ La vita è bella, sembra forse elementare ma è un discorso sempre utile, specie oggi, qui e ora.

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Il giovanissi­mo esordiente Roman Griffin Davis (12 anni) e l’attore e regista neozelande­se Taika Waititi (44) in una scena di «Jojo Rabbit»
A tavola Il giovanissi­mo esordiente Roman Griffin Davis (12 anni) e l’attore e regista neozelande­se Taika Waititi (44) in una scena di «Jojo Rabbit»

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