Israele entra in F1: parte in Williams ma il modello è il Giro
Nissany terzo pilota del team. Il miliardario che ha portato il ciclismo punta a ripetersi con il Circus
«Quand’è che Israele ha cominciato a pensare in grande nello sport? Con la partenza del Giro d’italia da Gerusalemme, nel 2018. Gli organizzatori del Tour de France — invidiosi — declinarono il nostro invito ma mandarono delle “spie” a scoprire un evento che non avrebbero saputo gestire così bene».
Sylvan Adams, 61 anni, proprietario del più importante patrimonio immobiliare del Canada, non ha mai dimenticato le sue radici. Innamorato del ciclismo, in sei anni è passato dalla fondazione di una piccola squadra nazionale (Israel Cycling Academy) a ospitare la partenza del Giro per arrivare (quest’anno) a strappare la licenza World Tour all’oligarca russo Igor
Makarov (proprietario di Katusha) ottenendo lo storico diritto di correre il Tour.
Adesso Adams approda nella F1 sponsorizzando il primo pilota israeliano, il 25enne Roy Nissany, il cui ruolo di test driver alla Williams è stato salutato ieri da una sontuosa cerimonia al Peres Center for Peace di Tel Aviv. Nissany — trafila giovanile tra Italia e Francia, il padre Chanoch che ha corso una sessione di libere con la Minardi — passerà la maggior parte del suo tempo in Gran Bretagna al simulatore, testerà la nuova FW43 nelle prove di alcuni Gp oltre a gareggiare in F2. «Tempo due anni — assicura Adams — e sarà pilota ufficiale: Roy ha grandi qualità». Ma l’operazione ha un valore che va oltre. Adams spiega
Presentazione Roy Nissany, 25 anni, pilota di riserva israeliano, tra il miliardario Sylvan Adams e Claire Williams che «questo è solo il primo passo di un grande progetto». Per una squadra che — dice Claire Williams, figlia del grande Frank — ha «urgentemente bisogno di risultati dopo alcune stagioni infelici», il denaro ma anche la vitalità israeliana possono essere preziosi. Il logo sulle monoposto sarà «Israel Start-up».
A smorzare le possibili difficoltà per l’ingresso di Israele in uno sport molto presente nei Paesi arabi (è sicuro lo sbarco in Arabia Saudita nel 2021) ci prova Chemi Peres, figlio di Shimon, uomo-chiave nei processi di pace in Medio Oriente: «Come ripeteva mio padre, non dobbiamo dimenticarci di essere ambasciatori di pace anche nello sport».
L’idea è che a breve Adams possa passare dal ruolo di partner di Williams a quello di co-proprietario e, più a lunga scadenza, che in Israele faccia tappa il Circus. Adams ci crede. Tra la vittoria di un suo atleta in una grande tappa del Tour o del Giro e quella in un Gp Adams non ha dubbi: «Scelgo entrambe, magari in due weekend diversi». La sua stella polare è un italiano: «Gino Bartali, atleta immenso, uomo che rischiò la vita per salvare decine di ebrei. Nessun atleta prenderà mai il suo posto nel mio cuore».