Campioni senza limiti (di età) Piccinini: «Torno a 41 anni»
Missione Giochi per Francesca: «Ho grandi stimoli»
Francesca Piccinini torna a giocare. Torna sui campi di pallavolo a 41 anni. «Ho grandi stimoli, mi sento una ragazzina», ha commentato il rientro. L’obiettivo è partecipare all' Olimpiade di Tokyo.
Scopriamo, senza eccessivo stupore, che l’araba fenice non aveva esaurito le ceneri in tasca. Dalla giostra del parco giochi da cui non riesce a separarsi, quattro mesi dopo l’annuncio del ritiro (e non il primo), un’attempata bambina di nome Francesca Piccinini, toscana classe 1979, conferma che l’astinenza dallo sport, dalla ripetitività dei suoi meccanismi, dall’adrenalina della competizione e del successo è un male comune. E, quindi, un mezzo gaudio.
Torna a schiacciare palloni sul parquet a 41 anni suonati, avendo vinto (quasi) tutto, Francesca, approdata grazie all’intermediazione dell’amico comune Adriano Galliani sulle rive del presidente Pirola e della Uyba Busto Arsizio, seconda nella classifica del volley di A1 dietro alla Conegliano di Egonu, la 21enne di eccezionale talento cui proverà a soffiare il posto in azzurro per regalarsi, quasi fuori tempo massimo, la convocazione del c.t. Mazzanti (l’italia ha già il pass in tasca) e il sogno dell’olimpiade di Tokyo. «Accolgo la sfida, ho grandi obiettivi e stimoli» dice sventolando la maglia numero 12, portafortuna di una vita attraverso 12 club. La medaglia olimpica è l’unico traguardo che le manca. «Solo al pensiero mi sento una ragazzina».
Come la Piccinini, ringiovanisce a vista d’occhio la generazione delle campionesse azzurre incapaci di dire basta, quelle che di una bracciata, di una stoccata, di un tiro, una capriola o un tuffo hanno deciso di spostare la notte, e il taglio della propria linea d’ombra, un po’ più in là. «Perché si rimane in un ambiente famigliare, perché
Corpo e testa Marcone, psicoanalista ed ex atleta: oltre al benessere del corpo, ci si sente ancora bambini
giornate non scandite dal ritmo allenamento-gara-allenamento fanno paura, forse perché non ci sono altri investimenti profondi — spiega Marcella Marcone, psicoanalista ed ex atleta —. Lo sport, a partire dalla centralità del benessere del corpo, permette di continuare ad essere bambini che giocano. Seguiti, accuditi. E ci riporta alle sensazioni dell’infanzia. Se perdo oggi, posso rifarmi già domani: le frustrazioni sono rimpiazzabili con sensazioni migliori, in modo circolare. Anche la vita ci offre occasioni di riscatto, ma non con l’abbondanza e la frequenza programmata dello sport».
Ed ecco stagliarsi sulla strada di Tokyo la pattuglia delle mamme (Cagnotto 35 anni, Di Francisca papabile portabandiera a 37, Cainero 41 come la Piccinini, Bacosi 37), delle ultra-trentenni (Guderzo 36, Navarria 35) e delle cacciatrici di record a un’età veneranda per la loro disciplina (Pellegrini quinta Olimpiade a 32 anni con promessa/minaccia di continuare, Ferrari quarta partecipazione a 29 con tendine abbondantemente ricucito) in un’edizione dei Giochi dove brilleranno per longevità Serena Williams (quasi 39) e Allyson Felix (34), regine di resilienza. Piccinini dovrà convincere Mazzanti che la sua voglia di Olimpiade (sarebbe la quinta) è utile alla causa. In una squadra giovane, fast and furious, contro le manate furibonde delle cinesi e delle serbe, conteranno di più l’esperienza o la freschezza? «Lo sport trasmette gioventù» è il mantra della Picci sulla soglia dell’ennesima reincarnazione bionda. «Il riconoscimento è un bisogno infantile» ricorda la professoressa Marcone. Che vincano o perdano, comunque primedonne. Purché se ne parli.