Corriere della Sera

La maternità sarà più lunga: durerà 6 mesi, uno per il padre

Riforma allo studio per la parità di stipendi e carriere Puglisi (Pd): «Dalla conciliazi­one alla condivisio­ne»

- di Lorenzo Salvia

Un unico congedo familiare della durata di sei mesi, quindi un po’ più lungo rispetto ad oggi. Con l’80 per cento del tempo, poco meno dei cinque mesi di oggi, riservato alla madre. E il restante

20 per cento, poco più di un mese, riservato al padre per cambiare il congedo. Questo il piano del governo. La riforma allo studio per parità e carriere. La prossima settimana al ministero del Lavoro si insedierà un gruppo di esperti che dovrà studiare una serie di proposte per affrontare la questione.

ROMA Si chiama Gender Pay Gap, ed è la differenza di stipendio tra uomini e donne. Nel nostro Paese è in media del 7,4 per cento, secondo gli ultimi dati dell’istat. La prossima settimana al ministero del Lavoro si insedierà un gruppo di esperti che dovrà studiare una serie di proposte per affrontare la questione. Ma una prima idea è già sul tavolo, e riguarda una modifica del congedo in caso di nascita di un figlio. Un intervento che può sembrare laterale, rispetto alla differenza di stipendi tra uomo e donna. Ma che in realtà lo è solo a prima vista.

Oggi sono previsti cinque mesi obbligator­i per la madre mentre da qualche anno è stato introdotto il congedo obbligator­io per il padre che proprio nel 2020 sale da cinque a sette giorni, più un giorno facoltativ­o che però può essere preso solo in sostituzio­ne della madre. L’idea del governo è di introdurre un unico congedo familiare della durata di sei mesi, quindi un po’ più lungo rispetto a oggi. Con l’80 per cento del tempo, poco meno dei cinque mesi di oggi, riservato alla madre. E il restante 20 per cento, poco più di un mese, riservato al padre. Perché questa scelta?

Oggi la carriera delle donne, e quindi il loro stipendio medio, è spesso penalizzat­a proprio dal fatto che sulle loro spalle ricade gran parte del cosiddetto lavoro di cura, cioè farsi carico dei figli. Gli incentivi alla conciliazi­one tra lavoro e famiglia, introdotti negli

ultimi anni, non bastano. E questo perché a dover conciliare famiglia e carriera sono quasi sempre le donne, che ricorrono più spesso degli uomini al part time o addirittur­a finiscono per lasciare il lavoro. Da qui l’idea di un meccanismo che obblighi i padri a farsi carico di una parte del lavoro di cura, con l’idea che questo possa avere un effetto di riequilibr­io sulle future carriere, e sui futuri stipendi, di uomini e donne. «Se sono sempre le donne a dover conciliare lavoro e cura — dice Francesca Puglisi, sottosegre­tario al Lavoro per il Pd — non cambierà mai nulla. E invece bisogna passare dalle politiche di conciliazi­one a quelle di condivisio­ne».

Il lavoro è solo agli inizi e quindi manca un elemento che non è proprio un dettaglio, la stima del costo per le casse pubbliche di una misura del genere. Quando si è in congedo obbligator­io l’80 per cento della paga è versata non dal datore di lavoro ma dall’inps. Allungare quasi di un mese questo periodo farebbe salire anche i costi. Ma una mano potrebbe arrivare dai fondi europei, vista l’attenzione della Commission­e europea alle politiche per ridurre la diseguagli­anza tra i sessi.

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