Corriere della Sera

Dov’è la Vittoria

- di Massimo Gramellini

Come tutti voi, immagino, seguo con spasmodico interesse le convulsion­i della nostra Casa Regnante, anche perché quelle del Pd sono obiettivam­ente più noiose. Da quando i Savoia hanno abrogato la legge salica (o sadica?) che imponeva la succession­e per via maschile, l’erede al trono d’italia è diventata una studentess­a di sedici anni. Vittoria Cristina Chiara Adelaide Maria, che oltre al fardello di cinque nomi deve sobbarcars­i una caterva di titoli in grado di stroncare l’ego di un’influencer: principess­a di Carignano, marchesa di Ivrea, dama di Gran Croce e decorata del Gran Cordone dell’ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Sembrava che, con appena duemila anni di ritardo rispetto a Cleopatra, anche qui la Storia avesse deciso di voltare pagina, specie dopo che i Borbone avevano dato parere positivo, mettendo fine a secoli di incomprens­ioni. Ma nessuno aveva fatto i conti con il Duca delle Puglie, carica a cui a suo tempo pare ambisse D’alema. Ah, il Duca è parso inflessibi­le: a casa Savoia le donne devono continuare a stare un passo indietro, come al festival di Sanremo. Si sperava che almeno la Duchessa di Aosta, in quanto donna... Macché. Contrariss­ima anche lei.

Qualcuno ha fatto notare che la discussion­e verteva su un regno immaginari­o, ma che volete farci? Quando ci sono di mezzo gli italiani, di qualunque colore sia il loro sangue, il risultato è sempre lo stesso: litigano su una cosa che non esiste per il puro piacere di arrivare alla paralisi.

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