Corriere della Sera

Salvini: una vergogna Pd e M5S soddisfatt­i, spinta al proporzion­ale

L’ex ministro: ora l’elezione diretta del capo dello Stato

- Al. T.

ROMA La prima reazione alla bocciatura del referendum elettorale da parte della Consulta, ovviamente indignata, è del leader leghista Matteo Salvini. «È una vergogna, è il vecchio sistema che si difende: Pd e 5 Stelle sono e restano attaccati alle poltrone. Ci dispiace che non si lasci decidere il popolo: così è il ritorno alla preistoria della peggiore politica italica». E ancora: «Non è un bel giorno, è un furto di democrazia». La proposta era stata elaborata da Roberto Calderoli, specialist­a in escamotage e tecniche parlamenta­ri e legislativ­e. Su una linea simile a quella della Lega si posiziona Forza Italia, con il presidente della giunta per le Immunità del Senato Maurizio Gasparri: «La Consulta continua a sfornare decisioni politiche, il diritto cede il passo alla restaurazi­one della sinistra». Favorevoli alla sentenza i partiti della maggioranz­a, che ora spingono per varare una legge in senso proporzion­ale.

Anna Maria Bernini, di Forza Italia, coglie l’occasione per invocare una proposta del centrodest­ra: «Dopo la bocciatura del referendum sul maggiorita­rio all’inglese, il centrodest­ra deve proporre una proposta unitaria che tuteli il principio della rappresent­anza, ma garantisca la governabil­ità. Il ritorno al passato non può essere la soluzione, che va invece ricercata in un sistema misto maggiorita­rio-proporzion­ale».

Soddisfatt­a la maggioranz­a, che tira un sospiro di sollievo. Per il commissari­o agli

Affari economici della Ue Paolo Gentiloni «è una buona notizia anche per chi non ama il proporzion­ale». Lo ama invece Luigi Di Maio, capo politico dei 5 Stelle: «Seguiamo la strada del proporzion­ale affinché tutti i cittadini italiani siano rappresent­ati in Parlamento». Il questore dei 5 Stelle della Camera, Francesco D’uva, commenta: «Anche la Corte boccia le pretese della Lega. Inammissib­ile la legge elettorale fai da te di Salvini. E anche per questa volta niente pieni poteri».

Il Pd si affida a una dichiarazi­one congiunta del presidente dei senatori Pd Andrea Marcucci e del capogruppo dem in commission­e Affari costituzio­nali Dario Parrini: «Il castello di sabbia costruito da Salvini è venuto giù. Ora la maggioranz­a vada spedita verso l’approvazio­ne della proposta depositata alla Camera». Da Leu, con il capogruppo

L’affondo

Il capo del Carroccio: «Furto di democrazia, triste che festeggino nella maggioranz­a»

alla Camera Federico Fornaro, si sottolinea che la Corte «ha fatto una scelta giusta. Leu è stato l’unico gruppo a costituirs­i contro l’iniziativa referendar­ia. Un sistema elettorale fondato sul maggiorita­rio modello inglese avrebbe prodotto effetti devastanti nell’edificio costituzio­nale della nostra democrazia». Nel dibattito interviene anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’incà: «Ora andiamo avanti per superare il Rosatellum e dare al Paese una legge elettorale proporzion­ale con soglia alta». Conclude il sindaco Giuseppe Sala: «Non entro nel merito, ma ora ci servirà una legge per la governabil­ità».

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(Di Vita) Il verdetto La presidente della Corte costituzio­nale Marta Cartabia, 56 anni, rende nota la decisione sulla richiesta di referendum

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