Tutte le crisi del Movimento
La campagna nei territori: dai dubbi sul candidato scelto in Calabria agli appelli al voto disgiunto in Emilia-romagna
MILANO Divisi alla meta. Il 2020 si inaugura con la campagna elettorale (per le Regionali) autolesionista dei Cinque Stelle. Travagliato è stato l’esito che ha portato il Movimento a scendere in campo (dopo una votazione su Rousseau) in Calabria e in Emilia-romagna e travagliato è il percorso che accompagna i candidati governatori pentastellati. Per ogni territorio un subbuglio. Con sondaggi a dir poco preoccupanti a fare da controcanto alle liti.
A dieci giorni dal voto, con i big che si sono dati in gran parte alla macchia nella campagna elettorale, è scoppiata in modo plateale la guerra interna sui territori. In Emiliaromagna, una serie di pentastellati (compresi consiglieri regionali uscenti come Raffaella Sensoli) hanno invitato al voto disgiunto: sostegno al M5S ma croce nell’urna su Stefano Bonaccini. Con il candidato governatore Simone Benini che potrebbe subire un forte contraccolpo numerico. Luigi Di Maio ha trascorso lo scorso weekend in Emilia-romagna e sabato è annunciato il suo arrivo in Calabria dove la situazione è ancor più rovente.
Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia, ha definito «inaccettabile» la candidatura come governatore di Francesco Aiello, imparentato con un boss ucciso nel 2014. Un gruppo di attivisti ieri è intervenuto chiedendo l’espulsione di Morra. E l’eurodeputata Laura Ferrara, nel mirino dei critici perché ritenuta responsabile della selezione, attacca Morra: «Non dovrebbe usare il proprio ruolo e la visibilità che quella carica gli attribuisce per portare avanti lotte intestine e distruggere il Movimento 5 stelle in Calabria». A complicare il quadro si aggiunge la probabile pesante sanzione che toccherà a Dalila Nesci (espulsione o sospensione), deputata ortodossa della prima ora.
Lo sfaldamento dei territori sembra proseguire anche nelle Marche. Ieri Di Maio e Danilo Toninelli, responsabile delle campagne elettorali del Movimento, hanno incontrato i responsabili locali per imporre lo stop al tavolo con il Pd (dopo un primo incontro nei giorni scorsi). Ma il vertice è anche la miccia per un duro botta e risposta tra il consigliere regionale Gianni Maggi (favorevole a un asse con i dem) e la senatrice Donatella Agostinelli, che chiede la testa di chi ha cercato il dialogo: «Dopo questa figura da dilettanti allo sbaraglio, Maggi e soci abbiano almeno dignità ed escano dal M5S». Ieri sono stati resi noti i nomi dei candidati governatori per Liguria (Alice Salvatore e Silvia Malivindi favorite), Toscana (Irene Galletti e Giacomo Giannarelli sono in pole) e Puglia (Antonella Laricchia e Cristian Casilli i nomi più gettonati). Solo il Veneto sembra marciare compatto. Domani partirà l’improbo iter della sfida alla Lega in Laguna con l’assemblea regionale.