«Quando qualcuno ci tende la mano è giusto collaborare»
Gold, ex ambasciatore israeliano all’onu
Come le è parso il convegno sull’antisemitismo al quale ha partecipato?
«Ho apprezzato come ognuno abbia preso l’argomento molto seriamente, in particolare Matteo Salvini», rispondeva ieri sera l’ex ambasciatore israeliano all’onu Dore Gold, uno degli ospiti d’onore dell’incontro organizzato a Palazzo Giustiniani dal segretario della Lega. Intervenuto
in qualità di presidente di un istituto di ricerca, il Jerusalem Center for Public affairs, Gold ha nella sua biografia incarichi che riconducono soprattutto a due storici uomini di governo conservatori israeliani dei quali è stato consigliere, Ariel Sharon e Benjamin Netanyahu.
Lei sa che Liliana Segre, una sopravvissuta alla Shoah, non è andata al conve
gno e ha scritto non solo di essere occupata. Anche di credere che «non si possa disgiungere la lotta all’antisemitismo dalla più generale ripulsa del razzismo e del pregiudizio che cataloga le persone in base alle origini, alle caratteristiche fisiche, sessuali, culturali o religiose». «Non voglio essere annegato in politica interna italiana.
Non ho dubbi nella sincerità di Salvini sul convegno».
Liliana Segre è senatrice a vita, ma non una dirigente politica. Le sue sono osservazioni più ampie.
«Mia suocera è stata ad Auschwitz, tutti noi abbiamo i nostri legami familiari. Però adesso ciò che cresce in Europa, veda nel Regno Unito, importa di più. Winston Churchill guidò la guerra all’asse e oggi lì c’è un Partito laburista antisemita. Penso che Salvini prenda la guida contro questa sfida al futuro degli ebrei in Europa e che possa essere un modello. Direi un’altra cosa».
Quale?
«Quando qualcuno tende la mano al popolo ebraico sta a noi tendere la nostra e lavorare con lui affinché questo terribile flagello sia sconfitto».
Lei parlava di Asse. Da di
rigente di destra, Salvini sul fascismo ha un’agilità maggiore di quella che possono avere altri entrati invece in politica, in passato, da neofascisti. E a elettori fascisti lancia segnali. Chiede «pieni poteri», espressione già impiegata da Benito Mussolini. Gioca sulla vaghezza di alcune affermazioni. Pur condannando le leggi razziali dice che il fascismo fece «tante cose» senza evidenziare troppo una netta condanna complessiva del regime fascista. Lei apprezza?
«Non ne sono al corrente. Ma ai fondamentali del popolo ebraico Salvini è andato incontro. È venuto in Israele, a Gerusalemme e allo Yad Vashem, il memoriale della Shoah. Se uno fa questo non cominci a dubitare su quale sia il suo coinvolgimento».
Ho apprezzato come ognuno abbia preso l’argomento molto seriamente, in particolare Matteo Salvini: non ho dubbi sulla sua sincerità