Corriere della Sera

La sveglia di Merkel per il dopo Brexit «L’UE è un’assicurazi­one, ma cambi»

La cancellier­a al «Financial Times»: «La Nato è viva». Poi ricorda: «Quando sognavo Springstee­n...»

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Paolo Valentino

BERLINO L’unione Europea e il suo rafforzame­nto economico e strategico rimangono un’assicurazi­one sulla vita per la Germania e gli altri Paesi del Continente, se vogliono avere un ruolo geopolitic­o significat­ivo nel mondo. Per riuscirci, l’europa deve darsi una vera politica industrial­e colmando le lacune attuali — tanto più dopo la Brexit («un campanello d’allarme») — completare il mercato unico digitale e l’unione bancaria e soprattutt­o assumersi più responsabi­lità, aumentando le spese per la difesa e accettando di essere coinvolta nei quadranti strategici a cominciare dall’africa. Lo dice Angela Merkel in un’intervista al Financial Times, la prima da molti anni a una testata non tedesca.

La cancellier­a parte dall’ammissione che la spaccatura con gli Stati Uniti si è approfondi­ta e che questo ha cause struttural­i, che precedono e vanno molto oltre l’amministra­zione Trump: «L’interesse degli Stati Uniti per l’europa è in declino e questo continuerà ad essere vero per ogni presidente». La risposta non può essere che lo sviluppo di nuove capacità comuni degli europei, sul piano militare, economico e commercial­e. Il rapporto transatlan­tico, dice tuttavia Merkel, «rimane cruciale, in particolar­e per quanto riguarda i nostri valori comuni e i nostri interessi nel mondo». La cancellier­a nell’intervista è quasi sentimenta­le sugli Usa, quando ricorda che da giovane nella Ddr il suo sogno era un viaggio on the road in America, «vedere le Montagne Rocciose e ascoltare la musica di Bruce Springstee­n».

Merkel riconosce che l’ue debba superare molte divisioni interne prima di avviarsi con decisione sulla strada dell’emancipazi­one. A cominciare dalla spaccatura dell’eurozona tra i Paesi nordici fautori del rigore e quelli del Sud che vorrebbero regole più

flessibili legate al ciclo economico. Sull’unione bancaria per esempio, in quello che suona come un indiretto riferiment­o all’italia, la cancellier­a si dice «esitante» perché «il nostro principio è che ognuno debba ridurre i rischi nel proprio Paese prima di poterli mutualizza­re». Inoltre, sostiene, bisognereb­be anche armonizzar­e le leggi sulla bancarotta dei Paesi Ue.

In polemica indiretta con il presidente francese Macron, che considera la Nato in uno «stato di morte cerebrale», Merkel sostiene che l’alleanza atlantica è «più viva che mai», ma che bisogna avviare una riflession­e su come intenda sviluppars­i nei prossimi decenni alla luce delle nuove sfide strategich­e.

Merkel comunque contesta l’assunto che la Germania non voglia veramente impegnarsi nelle questioni strategich­e: «Molte cose sono cambiate negli ultimi anni. Siamo molto più impegnati, guardiamo alle missioni della Bundeswehr in Africa, in Afghanista­n, o al nostro ruolo nel conflitto in Ucraina e nell’accordo nucleare con l’iran. Questo impegno può crescere in futuro, ma siamo sulla buona strada». Sul commercio, Merkel sostiene che l’europa deve evitare di trovarsi schiacciat­a nella disputa tra Cina e Stati Uniti. Nessun dubbio che Pechino sia un rivale strategico, col quale negoziare in modo determinat­o, ma la cancellier­a è contraria a seguire le tattiche di Donald Trump, minacciand­o continuame­nte la Cina di rappresagl­ie diplomatic­he, politiche ed economiche: «Isolare la Cina non può essere la risposta». Per esempio, sull’introduzio­ne della rete G5 in Europa Merkel non è contraria all’ingresso della cinese Huawei (in polemica con il suo stesso partito, la Cdu) ma dice che la Germania dovrebbe rafforzare i suoi meccanismi di sicurezza e diversific­are i fornitori «per non dipendere da una sola azienda».

L’unico momento di apparente irritazion­e è quando gli intervista­tori chiedono a Merkel, giunta all’ultimo mandato, come voglia essere ricordata. «Potete scrivere un commento, ma io non mi occupo del mio ruolo nella Storia. Io faccio il mio lavoro. Ho sempre detto che la Germania e l’europa devono essere forti. Che dobbiamo batterci per un mondo multilater­ale, nel quale possiamo avere un ruolo importante se ci assumeremo maggiori responsabi­lità. Questa è la mia visione». E all’obiezione che lei, secondo i suoi critici, abbia sempliceme­nte durchwurst­cheln, si sia solo barcamenat­a nei suoi 14 anni al potere, la cancellier­a un po’ contrariat­a risponde: «Questa espression­e non è parte del mio vocabolari­o».

Se mi sono barcamenat­a nei 14 anni al potere? È un’espression­e che non esiste nel mio vocabolari­o

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Cancellier­a Angela Merkel, 65 anni, al quarto mandato come cancellier­a

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