Corriere della Sera

Ponte Morandi, lite tra i periti «Pressioni su quelli del giudice»

Genova, il gip segnala al pm il comportame­nto dei consulenti di Autostrade

- Andrea Pasqualett­o

Di qua i periti del giudice, un terzetto di professori di ingegneria che dovrebbero rispondere entro un paio di mesi alla domanda delle domande: qual è la causa del crollo del ponte Morandi? Dall’altra i consulenti delle difese dei 71 indagati per il disastro del 14 agosto 2018 fra tecnici, manager e dirigenti di Autostrade per l’italia (Aspi), Spea e Ministero delle Infrastrut­ture. Si incontrano da quindici mesi, fanno sopralluog­hi, analizzano reperti, discutono di corrosione, stralli, travi, tenute.

Succede che il 19 dicembre la discussion­e si accenda, che inizi a volare qualche parola grossa da parte dei consulenti della difesa di Aspi all’indirizzo dei periti del gip, Angela Nutini. E che a questi ultimi, i professori Giampaolo Rosati, Massimo Losa e Renzo Valentini, non sia andata proprio giù. Hanno così informato la magistrata dell’accaduto lamentando «pressioni costanti» da parte dei loro colleghi che renderebbe­ro il lavoro poco sereno, proprio in vista della conclusion­e del secondo incidente probatorio che definirà le cause del crollo, elemento cruciale per decidere le responsabi­lità degli indagati. Insomma, l’appuntamen­to è importante e la tendell’impalcato, sione sale. Nutini non ci ha così pensato due volte e ha mandato alla procura di Genova gli atti della riunione, un verbale con le frasi considerat­e offensive e una registrazi­one. Il capo degli inquirenti, Francesco Cozzi, ha deciso di valutare se esistano «dei profili offensivi della reputazion­e profession­ale. Sono state dette delle cose da un consulente nei confronti dei periti riguardo una polemica sull’adempiment­o di determinat­e operazioni». Sembra scontata l’apertura di un fascicolo sulla vicenda, con la possibile accusa di oltraggio a pubblico ufficiale.

Tutto è nato dalla discussion­e su una trave tampone la struttura cioè su cui poggiava la strada del ponte, rispetto alla quale i periti ritenevano sufficient­i gli accertamen­ti fatti. I consulenti di Aspi, invece, avrebbero voluto fare delle prove di carico per valutare la resistenza del reperto ed erano disposti pure a pagarne il costo.

«Il caso è complesso e durante questi incontri, mediamente uno ogni quindici venti giorni, ci sono sempre discussion­i ma è nel gioco delle parti — ha gettato acqua sul fuoco Giuseppe Mancini, il coordinato­re dei consulenti di Aspi — È interesse di tutti raccoglier­e più elementi possibili per comprender­e cosa ha determinat­o il crollo. Io parlerei di concause».

La corrosione dello strallo, la debolezza dell’impalcato, i difetti di costruzion­e, il super camion con la bobina d’acciaio... «Lo scettro della verità non ce l’ha nessuno... Solo del fulmine non si parla più». La questione è delicatiss­ima perché ogni causa ha i suoi responsabi­li e non aiutano le dimensioni del disastro, con le sue 43 vittime.

Lo scontro fra periti rischia di deflagrare oggi nel corso di un’udienza programmat­a per l’incidente probatorio.

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