«Con il congedo obbligatorio cambio di cultura»
Giulia Ivaldi lei ha 34 anni e due bambine gemelle di tre, quanta fatica fa a portare avanti il menage familiare? Lei poi fa anche un lavoro impegnativo nel campo dell’editoria...
«Adesso meno, anzi averne due è quasi un po’ più facile. L’insegnamento lo dai una volta sola, così come i rimproveri. Se li dividono da sole. All’inizio però è stato faticoso, lo ammetto».
E il padre delle gemelle non l’ha aiutata? Non ha mai preso un congedo di paternità per
starle vicino?
«Il padre delle bambine si è preso libero il giorno del parto e poi altre due mezze giornate».
E basta?
«Sì , questi giorni solamente. Il mio compagno non è nella posizione di prendersi altri giorni. Diciamo che posso contare sul suo aiuto soltanto in parte».
Adesso il governo sta studiando la possibilità di rendere obbligatorio il congedo, che ne pensa?
«Penso che cambierebbe tutta la prospettiva».
In che modo?
«Penso che gli uomini si sentirebbero più liberi se fossero obbligati a prendere giorni per occuparsi dei figli. Inoltre un congedo di paternità obbligatorio impatterebbe molto sul modello culturale».
In che modo intende?
«Se gli uomini fossero obbligati a prendere il congedo lo vedrebbero come un dirittodovere, e questo servirebbe per far entrare il congedo nella cultura collettiva».