Corriere della Sera

«Ma vale ancora la pena fare l’agricoltor­e?»

- Filippo Boffelli

Cambiano i governi ma il risultato è lo stesso, cioè l’agricoltur­a resta il settore più bistrattat­o. Essere agricoltor­i al giorno d’oggi è diventato ormai insostenib­ile e senza agricoltur­a si muore. Quest’anno poi ci si mette anche l’andamento climatico, raccolti distrutti per siccità o temperatur­e alte, semine autunnali dei cereali e degli erbai posticipat­e a dicembre (quasi mai successo) per le troppe piogge di ottobre e novembre! Evidenziam­o poi: il boicottagg­io della Ue a favore di prodotti degli Stati extraeurop­ei. I prezzi rivisti sempre più al ribasso (il prezzo del latte alla stalla è diminuito sotto i 40 centesimi al litro); il Made in Italy sempre più esportato ma sempre più imitato dai cosiddetti Stati canaglia che rubano una grande fetta di mercato. Mi pongo molte domande: ma vale ancora la pena esercitare la profession­e del contadino? Ma ha ancora senso lavorare e sudare giorno e notte per 365 giorni all’anno? È un’agricoltur­a quella che alcuni hanno provato ad alternare sia con colture particolar­i o investimen­ti su fonti rinnovabil­i e sostenibil­i di energia? Penso ai giovani che vogliono entrare in questo mondo, ma col passare del tempo per loro sarà una condanna senza speranza. Sicurament­e si è già perso per sempre un patrimonio. Bisognerà fare più mercato e meno politica e dare un prezzo giusto per qualificar­e i nostri prodotti Dop e di nicchia, anche se questa Europa non sembra dalla nostra parte.

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Il lettore ci spiega le difficoltà del mondo agricolo stretto fra la concorrenz­a e i problemi del clima

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