«Ma vale ancora la pena fare l’agricoltore?»
Cambiano i governi ma il risultato è lo stesso, cioè l’agricoltura resta il settore più bistrattato. Essere agricoltori al giorno d’oggi è diventato ormai insostenibile e senza agricoltura si muore. Quest’anno poi ci si mette anche l’andamento climatico, raccolti distrutti per siccità o temperature alte, semine autunnali dei cereali e degli erbai posticipate a dicembre (quasi mai successo) per le troppe piogge di ottobre e novembre! Evidenziamo poi: il boicottaggio della Ue a favore di prodotti degli Stati extraeuropei. I prezzi rivisti sempre più al ribasso (il prezzo del latte alla stalla è diminuito sotto i 40 centesimi al litro); il Made in Italy sempre più esportato ma sempre più imitato dai cosiddetti Stati canaglia che rubano una grande fetta di mercato. Mi pongo molte domande: ma vale ancora la pena esercitare la professione del contadino? Ma ha ancora senso lavorare e sudare giorno e notte per 365 giorni all’anno? È un’agricoltura quella che alcuni hanno provato ad alternare sia con colture particolari o investimenti su fonti rinnovabili e sostenibili di energia? Penso ai giovani che vogliono entrare in questo mondo, ma col passare del tempo per loro sarà una condanna senza speranza. Sicuramente si è già perso per sempre un patrimonio. Bisognerà fare più mercato e meno politica e dare un prezzo giusto per qualificare i nostri prodotti Dop e di nicchia, anche se questa Europa non sembra dalla nostra parte.