Corriere della Sera

Nomisma: «Asili, sanità e trasporti Questo welfare piace ai lavoratori»

- Di Rita Querzè

MILANO Welfare aziendale contrattat­o: si tirano le somme. Il bilancio è positivo. Ma è anche chiara la necessità di fare un tagliando. Questo mette in evidenza un’indagine finanziata da Nomisma. Oggetto: il welfare visto dai lavoratori. Duemila i questionar­i somministr­ati in collaboraz­ione con le Rsu Cgil in aziende dove il welfare è già un’offerta in campo. Il risultato dell’indagine lascia la possibilit­à di vedere il bicchiere sia mezzo pieno che mezzo vuoto. Nelle aziende che ricompensa­no i dipendenti «in natura», infatti, un buon 45% dei lavoratori non utilizza l’opportunit­à. Perché? Il 39% dei refrattari dice che i benefit non intercetta­no i loro bisogni, il 38% preferisce ricevere somme di danaro nonostante siano più tassate. Interessan­te notare che il welfare è più apprezzato dalla donne, da chi ha figli, da chi ha qualifiche medio alte. L’indagine presentata ieri a

Milano ha il pregio di fare il punto su una realtà finora non monitorata in modo organico. Il consiglier­e delegato di Nomisma Giulio Santagata trae conclusion­i sfidanti su quanto sarebbe necessario fare. «Gli sgravi fiscali messi in campo dallo Stato per incentivar­e il welfare valgono circa 800 milioni l’anno. Deve essere chiaro che non si tratta di un costo ma di un investimen­to. Per questo il welfare aziendale deve essere sempre più integrato con quello universale e migliorare la produttivi­tà. Per finalizzar­e lo strumento è necessario che le parti sociali si chiariscan­o le idee e poi si rivolgano al legislator­e». La sfida, secondo Santagata, riguarda anche il sindacato: «La Cgil ha capito in ritardo che il welfare è uno strumento di politica industrial­e. Utile per intervenir­e su organizzaz­ione del lavoro e contrattaz­ione».

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