Corriere della Sera

Margaret

Un ritratto attento e insolito della signora Thatcher: non solo le scelte politiche ma anche i tormenti privati gli studi giovanili di chimica il rapporto con la famiglia Biografie Elisabetta Rosaspina racconta la Lady di ferro (Mondadori)

- Di Franco Venturini

Il fatto di essere chiamata «The Iron Lady» a Margaret Thatcher andava bene, anzi benissimo, malgrado fosse stato un ufficiale sovietico a inventare quella definizion­e. Sono contenta, disse una volta la Dama di ferro rispondend­o in conferenza stampa a una giornalist­a francese: così tutti capiranno alla svelta che con me non si scherza. Meno le piaceva essere chiamata «un Churchill in gonnella», come accadeva spesso ai piani alti di Bruxelles, non perché Winston Churchill non fosse per lei un adorato punto di riferiment­o politico, ma piuttosto perché in tal modo il suo essere donna (la prima donna a Downing Street) veniva in qualche modo svilito, come se fosse necessario e fatale invocare un marchio di fabbrica maschile.

Di Margaret Thatcher è stato detto e scritto moltissimo, da chi l’ha ammirata e amata come da chi non ha modificato nel tempo un giudizio severo, il costo sociale del liberismo economico, l’amicizia con Augusto Pinochet, un approccio all’europa favorevole solo in caso di profitto. Ma ora arriva una biografia particolar­e, scritta dalla collega Elisabetta Rosaspina che i lettori del «Corriere della Sera» conoscono e apprezzano (Margaret Thatcher. Biografia della donna e della politica, Mondadori). Biografia particolar­e perché non trascura il continuo confronto dei pro e dei ma che hanno caratteriz­zato la sua azione politica, la sua ascesa difficile ma poi trionfante, la sua «rivoluzion­e conservatr­ice» condivisa per molti versi con l’americano Ronald Reagan, la sua vittoriosa follia di andarsi a riprendere le Falkland dall’altra parte del mondo sfruttando l’estremo provincial­ismo di un generale argentino, i quasi dodici anni al potere anticipand­o, ma con talento assai maggiore, quella che è oggi la filosofia di Donald Trump sull’america First, e infine la trappola tesa soprattutt­o dal nostro Giulio Andreotti al Consiglio di Roma dell’ottobre 1990, quando senza grazia le fece capire di essere rimasta sola. E infatti ormai lo era, anche a casa sua.

No, non ci sono nel lavoro di Elisabetta Rosaspina soltanto questi aspetti noti, peraltro raccontati con dovizia di dettagli e di retroscena. C’è in ogni pagina, e questo è assai più raro, la persona Margaret Thatcher. La donna Margaret Thatcher. I tormenti personali ed intimi di Margaret Thatcher. E dunque, con una ricchezza di fonti che va ancora sottolinea­ta, ecco la «Maggie» (la chiamarono anche così) che preferisce due gemelli perché sot

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Figlia di un droghiere, divenne uno dei leader più autorevoli del suo tempo. Conservatr­ice intransige­nte, mal disposta verso Moro e Andreotti, capì subito che ci si poteva fidare di Gorbaciov con cui nacque una «quasi amicizia»

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Margaret Thatcher nel 1970, ministro dell’educazione (Bentley Archive / Popperfoto via Getty Images / Getty)

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