MA LA FAMIGLIA REALE È POP, NON FUFFA
Caro Aldo,
le vicende private dei Windsor hanno sempre fatto parlare di sé fino a riempire le pagine dei giornali tutti. È vero: forse tanto private non sono perché c’è di mezzo «Re Giorgio e l’inghilterra per sempre!». Però, che dir si voglia, restano vicende rosa o meno rosa che dovrebbero rimanere confinate al di là della Manica. Invece espatriano con nonchalance, caso al mondo più unico che raro. Perché? E, soprattutto, per quanto tempo ancora?
Alex Prato
Caro Alex,
L’egemonia della Rete ha trasformato il pop in fuffa. Per pop intendo gli argomenti al centro dell’opinione pubblica: e la famiglia reale inglese era e rimane uno di questi. Quindi il pop è una cosa molto seria, con cui dobbiamo confrontarci. Per fuffa invece intendo i gattini, le sorelle Kardashian, i video «strano ma vero», gli influencer, gli youtuber eccetera eccetera. Al confronto, la saga dei Windsor è Guerra e pace.
E poi Elisabetta è un personaggio della storia, gettato nel fiume della cronaca. Una che c’era già quando i nazisti bombardavano Londra, che è stata la regina di Churchill, della Thatcher, di Blair. Ha conosciuto gli anni duri della ricostruzione, la Swinging London dei Sessanta e la London calling dei Novanta. Ha superato la crisi seguita alla morte di lady Diana, magistralmente raccontata in un film intitolato appunto The Queen. Supererà anche questa. Più che lavorare, Harry e Meghan sembrano intenzionati a fare soldi, sfruttando il loro titolo. Da qui l’intenzione della regina di segnare una distanza con la casa reale. «È un principe? Che faccia il principe!» diceva Giovanni Agnelli — non l’avvocato, il Senatore — di un parente aristocratico che voleva contare di più in Fiat. Il principe in effetti è un mestiere. Come la principessa o il duca. Diana a lungo l’ha fatto magnificamente. Poi si è ribellata, ha scelto la libertà e la felicità, e in questa ribellione si sono identificati molti inglesi e molte persone nel resto del mondo; ma poi è finita nelle mani di un miliardario arabo, di reporter avidi, di un autista ubriaco. Ora a ribellarsi è il figlio Harry, sostenuto — o sobillato — dalla giovane moglie attrice. L’auspicio è che la vicenda stavolta sia gestita meglio.