Corriere della Sera

La lite a sinistra nel nuovo mondo

Così la legge elettorale cambierà gli equilibri

- Di Francesco Verderami

Anche ieri a sinistra hanno continuato a litigare. Ma in un mondo che è cambiato.

In vista della terra promessa, che sarà il proporzion­ale, assumono un altro significat­o gli scontri quotidiani tra Zingaretti e Renzi, l’appello di Bersani alla costituzio­ne di un nuovo partito della sinistra, i botta e risposta tra «compagni e amici» del Pd, le iniziative movimentis­te che oggi si chiamano Sardine. Il futuro modello elettorale, se il Parlamento lo approverà, non sarà un ritorno al passato, perché dopo ventisei anni di bipolarism­o e di sistemi più o meno maggiorita­ri, per tutti i leader (vecchi e nuovi) sarà come inoltrarsi in una selva inesplorat­a.

L’unica certezza — come dice un ministro dem — è che «si sta per avviare un processo di scomposizi­one e di ricomposiz­ione. Ma non si sa quanto durerà questo processo e come sarà il futuro». Sono troppe le incognite. Eppoi ci sono due variabili che nessuno può adesso calcolare, e di cui però già si discute nel Pd, come riferisce uno dei suoi dirigenti più autorevoli: «Non è chiara la sorte dei 5 Stelle e in che modo verrà gestita una loro eventuale implosione. In più andrà verificata la capacità di Salvini di gestire la sua spinta propulsiva in una sfida di medio-lungo termine».

In mezzo a tante incertezze, la sinistra si aggrappa al motto che contraddis­tingue la sua storia: «Competitio­n is competitio­n». Se Renzi accusa il suo ex partito di essersi «appiattito» sui grillini, Zingaretti gli risponde che «chi colpidramm­atico». sce noi favorisce Salvini». E intanto si anima il dibattito tra le correnti dem, con Lotti che accusa il segretario di «tafazzismo» per aver aperto un dibattito sullo scioglimen­to del Pd, immaginand­o forse di risollevar­lo «annettendo» gli scissionis­ti di Bersani. Solo che stavolta la «competizio­ne» non si riduce al solito tema della leadership: in ballo c’è il destino del partito. Lo riconosce proprio Zingaretti, che per sedare la polemica con Lotti ricorda come «le scissioni sono state un errore Il riferiment­o al passato è un monito rivolto al futuro, quando il proporzion­ale calerà sul sistema con la forza dell’acqua che modella le pietre.

E già si vedono i primi rigagnoli, con il ministro Provenzano che insieme al professor Felice, giovane storico meridional­ista, teorizza «un nuovo socialismo», e scrive sul Mulino che «contro la disuguagli­anza» vanno tassate le eredità, applicate imposte progressiv­e su rendite e patrimoni, ripristina­te le garanzie nel mercato del lavoro. È una critica radicale al riformismo che si scontra con la richiesta fatta da Lotti a Zingaretti di «non rinnegare le tante cose buone fatte negli anni scorsi per cambiare l’italia».

A fronte di questa crepa, allora si capisce qual è la scommessa di Renzi, di Calenda e forse di un pezzo del centrodest­ra che ancora non si manifesta, ma verso il quale il leader di Italia viva ha lanciato un segnale con la battaglia sulla prescrizio­ne. È tutto in divenire, è una fase di transizion­e che — a sentire Bersani — «riguarda l’intera Europa, dove si stanno sperimenta­ndo strane formule di governo, come in Spagna e Austria, in attesa di ridefinire i canoni di destra e sinistra».

In questo quadro potrebbero avere un ruolo persino le sardine, che furbescame­nte vorranno vedere Conte e non Zingaretti prima di farsi partito: l’approccio naïf non inganni, perché «è chiaro — ammettono sottovoce nel Pd — che il loro avversario non è Salvini ma Renzi». Perciò a guardarle bene le sardine paiono somigliare all’asinello, la forza prodiana dei Democratic­i che negli anni ruggenti del Ppi e dei Ds agì da guastatore, fino a imporre la nascita del Pd. A sinistra anche il mondo nuovo sembra una riedizione del passato...

Le Sardine e Renzi

«È chiaro — dicono nel Pd — che l’avversario delle Sardine non è Salvini ma Renzi»

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