Preghiera anti Usa di Khamenei «Ci pugnaleranno alle spalle»
Raro sermone della Guida suprema per rafforzare l’iran conservatore. Rouhani va via prima della fine
La Guida Suprema dell’iran, Ali Khamenei, che ha l’ultima parola sia sulle questioni interne che sulla politica estera, ha pronunciato ieri la preghiera del venerdì alla Mosalla di Teheran. Ha usato toni forti per risollevare l’iran: «Gli Usa ci pugnaleranno alle spalle».
Non succedeva da otto anni. La Guida Suprema Ali Khamenei, la più alta autorità dell’iran, che ha l’ultima parola sia sulle questioni interne che sulla politica estera, ha pronunciato ieri la preghiera del venerdì alla Mosalla di Teheran. Anche se il sermone settimanale, affidato a fedelissimi, è sempre un’espressione della sua volontà, l’ultima volta che a parlare è stato l’ayatollah in persona fu nel 2012, nell’anniversario della Rivoluzione islamica, dopo che l’allora presidente Obama aveva affermato che tutte le opzioni erano aperte sul nucleare iraniano. La Guida rispose: «Minacciare una guerra costerà caro agli Stati Uniti».
Il momento è delicato, tra le pressioni (anche europee) sul programma nucleare e le proteste studentesche per la tardiva presa di responsabilità sull’aereo ucraino abbattuto. Pur dichiarandosi addolorato per la morte dei 176 passeggeri, Khamenei — sostenuto da migliaia di devoti — puntava a trasmettere forza: non ha parlato della responsabilità dei Guardiani della rivoluzione nell’incidente. Ha invitato all’unità nazionale e sostenuto che le proteste dei giorni scorsi sono state influenzate dai «nemici» dell’iran, che le usano per oscurare l’uccisione del generale
Soleimani per mano degli americani, le folle scese in piazza ai suoi funerali, ma anche lo «schiaffo» del bombardamento delle basi irachene «grazie all’aiuto di Dio».
L’ottantenne Khamenei è stato preso di mira dalle proteste. Anche un leader del Movimento Verde del 2009, Mehdi Karroubi, politico e chierico sciita tuttora agli arresti domiciliari, ha dichiarato che l’ayatollah non avrebbe più le qualità morali per essere la Guida Suprema (il figlio di Karroubi, secondo alcune fonti, sarebbe stato arrestato).
Nel 2012 l’elezione del presidente Hassan Rouhani prometteva il cambiamento: fine dell’isolamento attraverso l’accordo nucleare e maggiori libertà per gli iraniani. Promesse solo in parte realizzate, ma è significativo che Khamenei
abbia dato a Rouhani appoggio per l’apertura all’america, a riprova di una certa malleabilità degli ideali rivoluzionari quando serve a evitare il collasso. Ieri, invece, è stato molto condiviso sui social un video che mostra che Rouhani avrebbe lasciato la moschea prima degli altri, e non è chiara la ragione.
Tre giorni fa il presidente iraniano ha criticato duramente la decisione del Consiglio dei Guardiani di squalificare migliaia di candidati — tra cui 90 deputati in gran parte moderati e riformisti — alle parlamentari del 21 febbraio, che potrebbero rafforzare il fronte più conservatore. Uno dei deputati squalificati, Mahmoud Sadeghi, ha chiesto ieri via Twitter a Khamenei di prestare attenzione al dolore di una madre cui è stato impedito dagli agenti di partecipare al funerale del figlio ucciso sull’aereo ucraino.
Khamenei ha affermato che l’iran è pronto a negoziare con tutti tranne che con Washington «da una posizione di forza, non di debolezza», ma ha sottolineato anche che «dei Paesi europei non ci si può fidare». Trump e i suoi uomini? «Pagliacci». Dicono d’essere al fianco degli iraniani, ma «è soltanto per pugnalarvi».