Corriere della Sera

Le Sardine: «Se vince la Lega abbiamo perso tutti»

- Dal nostro inviato a Bologna Marco Imarisio

Sulla schiena della maglietta sardinesca di Mattia Santori sono stampate tutte le date di una tournée e di una stagione finora promettent­e. L’elenco degli eventi è così fitto che si legge a malapena. In questi due mesi, ne sono successe, di cose. La prima tappa è il 14/11 di Bologna, segue il 18/11 di Modena che in qualche modo fu una consacrazi­one. E poi Sorrento, Palermo, Monfalcone, Caserta e Washington, Latina e Zurigo, San Francisco e Olbia, Sardine ovunque. L’ultimo appuntamen­to è il prossimo, quello del concertone. Per questo la sala al piano superiore del centro sociocultu­rale Costa è stipata da giornalist­i e telecamere, comprese quelle della Bbc. Diciannove gennaio, Bologna. Questo nuovo movimento che predica un linguaggio pulito, una pulizia digitale e una differente attitudine alla politica, avrà anche fatto il giro del mondo. Ma tutto è cominciato qui. E in qualche modo, qualcosa finirà qui. «Sarà la nostra Woodstock? Speriamo». Mattia e Andrea Garreffa rispondono sempre. Con gentilezza, in linea con il credo civile che declinano. Parlano coniugando i tempi dei verbi al futuro e dicono un sacco di cose. Alcune interessan­ti, altre «in fase embrionale», come la proposta di un

Daspo per chi semina veleni sui social. «Ci dobbiamo ancora lavorare» riconoscon­o. Raccontano con sincerità del dilemma interno sulla politica, che un po’ spaventa e molto attrae. «Sarebbe bello poter finalmente incontrare il premier Conte, per iniziare un’interlocuz­ione su temi come i decreti sicurezza e la democrazia digitale».

Ma l’unica vera domanda che incombe riguarda proprio il futuro prossimo. Se il 26 gennaio vince Matteo Salvini, ovvero tutto quello contro cui si battono, e vince proprio a casa loro, come minimo andrebbero messi in conto il ridimensio­namento e la scomparsa di molta enfasi sardinesca. «Se succede, avremo perso tutti. Noi abbiamo ribaltato un paradigma fatto di parole che incitano all’odio e alla divisione. Poi, le elezioni sono un’altra cosa». L’orgoglio per la crescita esponenzia­le di questi due mesi aiuta a dissimular­e la consapevol­ezza di essere giunti a uno spartiacqu­e. La sfida è tra Bonaccini e Salvini/borgonzoni. In qualche modo, Mattia e gli altri non sono padroni del loro destino. «Noi siamo un esperiment­o. La notte del 26 gennaio capiremo anche che affetto ha avuto». E così la Woodstock delle Sardine potrebbe essere una apoteosi, oppure l’elegia che chiude una breve stagione. Il problema è che non dipende da loro.

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