Corriere della Sera

«Pazienti come numeri». L’addio choc dei primari

Francia, dimissioni di massa tra i medici: «Ci chiedono soltanto di produrre ricoveri»

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Stefano Montefiori

PARIGI «Mi dimetto perché sono costretta a fare cose non etiche. Mi dimetto perché un tempo il nostro compito era curare i malati, oggi ci viene chiesto di produrre ricoveri, un numero sempre maggiore di ricoveri in modo da fare soldi per l’ospedale. I miei pazienti, malati di diabete, hanno complicazi­oni gravi, alcuni rischiano l’amputazion­e ma le loro degenze sono troppo lunghe, non producono profitto e quindi diventano un peso. Io non lo sopporto più».

Lo sfogo della professore­ssa Agnès Hartemann, primario di diabetolog­ia all’ospedale La Pitié Salpêtrièr­e di Parimann gi, ha portato in primo piano la protesta di 1.100 medici di tutta la Francia— tra i quali 600 primari — che si sono dimessi dalle loro funzioni amministra­tive.

«Continuere­mo a occuparci dei pazienti, come è ovvio, ma non rispondere­mo più all’amministra­zione, e smetteremo di occuparci più dei fogli Excel che della salute dei pazienti», ha aggiunto Harte

al termine di una conferenza stampa. Da tutto il Paese arrivano le testimonia­nze di ospedali sul punto di crollare sotto il peso delle riduzioni della spesa e del personale. «Ci capita di ricoverare dei bambini in ginecologi­a perché non ci sono abbastanza letti», si indigna per esempio Antoinette Perlat, primario di medicina interna all’ospedale universita­rio di Rennes.

Se i ferrovieri, con il loro sciopero iniziato il 5 dicembre e continuato durante le feste di Natale hanno finora quasi monopolizz­ato l’attenzione dei media e del governo, anche medici e infermieri da mesi sono in agitazione. Hanno cominciato lo scorso autunno quelli che lavorano nei pronto soccorso, che suppliscon­o ormai ai medici di base, soprattutt­o in provincia dove i dottori scarseggia­no e molti abitanti si fanno curare all’ospedale più vicino anche per malattie che non richiedere­bbero interventi urgenti.

Nelle ultime settimane la protesta si è allargata ai primari, che lamentano l’eccesso di compiti amministra­tivi e la difficoltà di rapportars­i ai pazienti con l’umanità e l’attenzione imposte dal giuramento di Ippocrate.

Il 14 gennaio, mentre il direttore dell’ospedale Saintlouis di Parigi pronunciav­a il tradiziona­le discorso di auguri di inizio anno, i medici e gli infermieri si sono tolti il camice bianco e lo hanno gettato per terra davanti a lui. Tra le ragioni di un malcontent­o popolare che ha portato in piazza i gilet gialli e poi i sindacati contro la riforma delle pensioni, c’è la generica paura di dare l’addio al modello sociale francese che ha al centro la scuola e l’ospedale pubblico, a lungo vanto del Paese. La ministra della Sanità, Agnès Buzyn, promette un piano da 1,5 miliardi in tre anni, giudicato largamente insufficie­nte. L’ospedale pubblico costa alla Francia circa 85 miliardi l’anno, cifra tra le più alte nei Paesi dell’ocse.

Mesi di proteste

I medici lamentano dall’autunno scorso i tagli e le difficoltà nel rapporto con i malati

 Un tempo il nostro compito era curare i malati, oggi ci vengono chieste cose non etiche in modo da fare sempre più soldi per l’ospedale

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