«Pazienti come numeri». L’addio choc dei primari
Francia, dimissioni di massa tra i medici: «Ci chiedono soltanto di produrre ricoveri»
PARIGI «Mi dimetto perché sono costretta a fare cose non etiche. Mi dimetto perché un tempo il nostro compito era curare i malati, oggi ci viene chiesto di produrre ricoveri, un numero sempre maggiore di ricoveri in modo da fare soldi per l’ospedale. I miei pazienti, malati di diabete, hanno complicazioni gravi, alcuni rischiano l’amputazione ma le loro degenze sono troppo lunghe, non producono profitto e quindi diventano un peso. Io non lo sopporto più».
Lo sfogo della professoressa Agnès Hartemann, primario di diabetologia all’ospedale La Pitié Salpêtrière di Parimann gi, ha portato in primo piano la protesta di 1.100 medici di tutta la Francia— tra i quali 600 primari — che si sono dimessi dalle loro funzioni amministrative.
«Continueremo a occuparci dei pazienti, come è ovvio, ma non risponderemo più all’amministrazione, e smetteremo di occuparci più dei fogli Excel che della salute dei pazienti», ha aggiunto Harte
al termine di una conferenza stampa. Da tutto il Paese arrivano le testimonianze di ospedali sul punto di crollare sotto il peso delle riduzioni della spesa e del personale. «Ci capita di ricoverare dei bambini in ginecologia perché non ci sono abbastanza letti», si indigna per esempio Antoinette Perlat, primario di medicina interna all’ospedale universitario di Rennes.
Se i ferrovieri, con il loro sciopero iniziato il 5 dicembre e continuato durante le feste di Natale hanno finora quasi monopolizzato l’attenzione dei media e del governo, anche medici e infermieri da mesi sono in agitazione. Hanno cominciato lo scorso autunno quelli che lavorano nei pronto soccorso, che suppliscono ormai ai medici di base, soprattutto in provincia dove i dottori scarseggiano e molti abitanti si fanno curare all’ospedale più vicino anche per malattie che non richiederebbero interventi urgenti.
Nelle ultime settimane la protesta si è allargata ai primari, che lamentano l’eccesso di compiti amministrativi e la difficoltà di rapportarsi ai pazienti con l’umanità e l’attenzione imposte dal giuramento di Ippocrate.
Il 14 gennaio, mentre il direttore dell’ospedale Saintlouis di Parigi pronunciava il tradizionale discorso di auguri di inizio anno, i medici e gli infermieri si sono tolti il camice bianco e lo hanno gettato per terra davanti a lui. Tra le ragioni di un malcontento popolare che ha portato in piazza i gilet gialli e poi i sindacati contro la riforma delle pensioni, c’è la generica paura di dare l’addio al modello sociale francese che ha al centro la scuola e l’ospedale pubblico, a lungo vanto del Paese. La ministra della Sanità, Agnès Buzyn, promette un piano da 1,5 miliardi in tre anni, giudicato largamente insufficiente. L’ospedale pubblico costa alla Francia circa 85 miliardi l’anno, cifra tra le più alte nei Paesi dell’ocse.
Mesi di proteste
I medici lamentano dall’autunno scorso i tagli e le difficoltà nel rapporto con i malati
Un tempo il nostro compito era curare i malati, oggi ci vengono chieste cose non etiche in modo da fare sempre più soldi per l’ospedale