Corriere della Sera

Verso lo stop alla tecnologia che riconosce i nostri volti

- Di Massimo Sideri

Questa volta sarà difficile accusare l’europa, com’è accaduto in passato, di usare le leggi dove non arriva la propria tecnologia: la messa al bando per cinque anni del riconoscim­ento facciale che la Commission­e europea vuole introdurre è stata anticipata già a San Francisco, capitale della tecnologia americana. Farà discutere, questo è certo. E sarà un bene: in Cina il riconoscim­ento facciale è alla base di una delle decisioni più controvers­e e pericolose prese dal governo di Pechino, quel rating sociale che partendo da semplici multe non pagate può isolare i cittadini cinesi da molti servizi. In alcuni incroci di Pechino chi attraversa con il rosso viene subito identifica­to e messo alla gogna su grandi schermi. Sono infrazioni, su questo non ci piove. Ma c’è un limite oltre il quale è bene che uno Stato non proceda contro i cittadini. Oltre al tema politico c’è anche un aspetto commercial­e da definire: già oggi il nostro «gemello» digitale viene riconosciu­to ogni qual volta va online, ricevendo pubblicità teoricamen­te su misura, fake news e ogni tipo di persuasion­e più o meno occulta anche durante i delicati momenti democratic­i delle campagne elettorali. Il riconoscim­ento facciale potrebbe trasferire tutto questo nella realtà fisica. Nel documento, visionato da Reuters e politico.com, la Commission­e europea scrive che vanno introdotte nuove regole per sostenere quelle esistenti che ri-guardano la privacy e la protezione dei dati personali: «Le regole future devono andare oltre quelle attuali e includere un bando limitato nel tempo per il riconoscim­ento facciale nei luoghi pubblici». Durante il bando, da tre a cinque anni, deve essere «identifica­ta e sviluppata una solida metodologi­a per valutare gli impatti di questa tecnologia e le possibili misure di gestione dei rischi». Eccezioni al divieto potrebbero essere fatte per i progetti di sicurezza, per la ricerca e lo sviluppo, afferma il documento. Che suggerisce anche di imporre obblighi sia agli sviluppato­ri sia agli utenti sull’intelligen­za artificial­e. I Paesi dell’ue dovrebbero inoltre nominare autorità per monitorare le nuove norme. Il documento deve essere sottoposto a un vaglio prima della decisione finale e il commissari­o europeo per l’antitrust, Margareth Vestager, dovrebbe presentare la proposta il prossimo mese.

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