Dopo 55 anni il Bocuse perde una stella Michelin
Non è la prima volta che accade. Lo scorso anno a vedersi togliere una delle tre stelle Michelin furono nomi altisonanti della cucina d’oltralpe: Marc Veyrat de «La Maison des bois», Marc Haeberlin de l’«auberge de l’ill» e Pascal Barbot de l’«astrance». Ora tocca all’«auberge du Pontde-collonges», a Collongesau-mont-d’or, Lione, fiore all’occhiello della Nouvelle Cuisine. Si chiude un’epoca: era dal 1965, infatti, che il ristorante di Paul Bocuse, tra i più eclettici chef del XX secolo — considerato a furor di popolo il padre della grande gastronomia francese — stava là, ai vertici della ristorazione mondiale. Con le sue tre stelle Michelin. Intoccabili. Anzi, no. Perché, a due anni dalla morte del patron — scomparso all’età di 91 anni il 20 gennaio del 2018 — la perdita del massimo riconoscimento suona un po’ come la caduta degli dei. E mentre la stampa francese parla di delitto di lesa maestà, la «Rossa», con a capo il trentanovenne Gwendal Poullennec, fa sapere che gli ispettori, nel 2019, hanno visitato il locale ripetute volte, invitando lo staff a rendere più contemporaneo il menu.
«La qualità rimane eccellente — ha dichiarato Elisabeth
Boucher-anselin, direttrice della comunicazione per le attività gastronomiche e turistiche — ma non più ai massimi livelli». A quanto pare la brigata è rimasta, sì, fedele ai piatti del Maestro, senza, però, riuscire a condirli di modernità. In attesa dell’ufficializzazione della notizia, il 27 gennaio prossimo nel corso della presentazione della Michelin Francia 2020 al Pavillon Gabriel di Parigi, la famiglia Bocuse e il team operativo (gli chef Christophe Muller, Gilles Reinhardt e Olivier Couvin, tutti e tre Mof e cioè Meilleur Ouvrier de France, somma onorificenza della gastronomia francese) con il maître François Pipala e il direttore generale Vincent Le Roux si dicono sconvolti: «Se c’è una cosa che non vorremmo mai perdere è l’anima di Monsieur Paul. Per questo continueremo a tenerne in vita il genio con eccellenza e una buona dose di libertà».
Intanto montano le polemiche con chef Veyrat che accusa la Guida di volersi fare pubblicità, sacrificando sull’altare dei media i grandi del settore. E il critico gastronomico Périco Légasse che taccia gli ispettori di incompetenza. I francesi? Il 56% considera corretta la scelta: «Il Bocuse è un ristorante come altri: via la stella se la qualità del menu non è più all’altezza». Un (altro) duro colpo alla proverbiale grandeur.