Corriere della Sera

PERCHÉ BIDEN È IL CANDIDATO FAVORITO DEI DEMOCRATIC­I

- Stefano Sandri, Milano

Caro Aldo, a differenza sua, non credo che sarà Joe Biden il candidato democratic­o. E non credo che Donald Trump possa essere battuto.

ICaro Stefano, l presidente in carica è sempre il favorito di un’elezione americana. Roosevelt dopo la prima vittoria del 1932 fu rieletto tre volte, il che parve eccessivo; e fu introdotto il limite di due mandati (fino ad allora era una tradizione; nel 1951 divenne il ventiduesi­mo emendament­o della Costituzio­ne).

Truman, succeduto a Roosevelt dopo la morte improvvisa, nel 1948 era dato per battuto, e prevalse. Eisenhower fece due mandati, li avrebbe probabilme­nte fatti anche Kennedy se non fosse stato assassinat­o, Lyndon Johnson affrontò il voto del 1964 da presidente e trionfò; per poi rinunciare a candidarsi nel 1968. Vinse Nixon e rivinse trionfalme­nte nel 1972. Anche Reagan venne rieletto a valanga nel 1984. Sia Clinton, sia Bush figlio, sia Obama ottennero la riconferma senza troppi patemi. Le uniche eccezioni furono Carter, travolto dalla debolezza mostrata in Iran, e Bush padre, azzoppato dalla candidatur­a del miliardari­o Ross Perot, che gli sottrasse voti spalancand­o la strada a Clinton.

Tutto questo — compreso il fatto che i democratic­i sono divisi e non hanno un leader forte — fa di Trump il favorito naturale; tanto più che l’economia e soprattutt­o la Borsa vanno bene. Tuttavia credo che un candidato democratic­o «normale» potrebbe strappargl­i i tre Stati che costarono a Hillary la Casa Bianca: Pennsylvan­ia, Michigan, Wisconsin.

Le dinamiche demografic­he e migratorie favoriscon­o i democratic­i in Stati un tempo alla portata dei repubblica­ni, tipo Colorado e New Mexico; perfino l’arizona, già feudo di Goldwater e Mccain, diventa contendibi­le. I democratic­i insomma possono anche perdere il fatidico Ohio e la fatidica Florida; ma devono riconquist­are il voto degli operai bianchi negli Stati postindust­riali. Joe Biden, per quanto vecchio e indebolito dai guai ucraini del figlio, potrebbe farcela. Pete Buttigieg è un’incognita. Un miliardari­o newyorkese come Michael Bloomberg non è l’ideale per mobilitare le minoranze, senza le quali i democratic­i non possono tornare al potere. E un candidato della sinistra radicale tipo Elizabeth Warren o Bernie Sanders farebbe contro Trump la fine che ha fatto Corbyn nel Regno Unito.

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