L’estetica dei ghiacci
Si evolvono le stazioni di ricerca dell’artide e dell’antartide Design e tecnologia per una vita nel comfort. Anche per i turisti
E rigere costruzioni di design a 30 gradi sotto zero è la nuova sfida vinta dagli architetti contemporanei. La prima volta accadde nel 1903, quando la Base Orcadas fu elevata a Laurie Island nelle Orcadi del Sud per ospitare la Scottish National Antarctic Expedition. Ma quella stazione meteorologica, tuttora operativa, fatta principalmente di pannelli in legno e ferro, non è paragonabile all’ultima frontiera degli edifici a scopi quasi solo scientifici.
La corsa alle risorse nascoste nella pancia gelida dell’antartide ha contribuito ad aumentare l’interesse per l’architettura glaciale estrema e finanziato opere hi-tech molto ardite nel rispetto dei Protocolli Ambientali del Trattato Antartico. L’ultima stazione inaugurata è la Comandante Ferraz Research Station sulla Penisola di Keller, firmata dal brasiliano Estudio 41, che ha concepito questo centro di ricerca come un’istituzione culturale di una città occidentale: il blocco superiore contiene le cabine abitative individuali, l’area comune per il pranzo e quella living, mentre nel piano inferiore ci sono laboratori e zone operative.
L’isolamento delle costruzioni è sempre stato l’ostacolo maggiore alla durata fisica dei moduli e a quella temporale delle operazioni ospitate. Una testimonianza dei passi enormi avvenuti grazie alla tecnologia nel campo dei materiali termici è data dalla storia di Halley, la Stazione di ricerca britannica che dal 1956 a oggi ha subìto una continua trasformazione sino all’ultima Halley VI, realizzata da Hugh Broughton Architects per conto della British Antarctic Survey: dall’alto sembra un lombrico metallizzato e blu che striscia sul ghiaccio. Del resto è posizionata su di uno strato polare galleggiante lungo 150 metri in grado di spostarsi anche di 400 metri all’anno. Appoggiata al terreno attraverso enormi sci in acciaio e gambe comandate idraulicamente per alzarsi a seconda della quantità di neve, tutta la stazione si sviluppa perpendicolarmente in modo da ricevere le folate solo sottovento. Ogni modulo è autosufficiente sul piano energetibalconata co in caso si verifichi un’emergenza.
Uno dei progetti più ambiziosi in Antartide è quello della Mcmurdo Station che il governo degli Usa vuole completare nel 2021 per farne un centro di telecomunicazioni all’avanguardia. Il corpo originario (1956) e quelli aggiunti dopo saranno sostituiti da un’unica struttura che punterà a ridurre drasticamente i consumi per essere autosufficiente. Gli americani non possono permettersi di restare indietro rispetto ad altri Paesi già presenti al Polo Sud come l’india: la sua Bharathi Antarctic Research Station, situata a Prydz Bay, costituisce un modello sia per la silhouette a con vetrate panoramiche, sia per la predisposizione a usare materiali poco impattanti. Lo studio tedesco Bof Architekten ha invece usato 134 container isolandoli con un unico rivestimento e poi incapsulandoli in un guscio d’acciaio.
Godere della qualità estetica di edifici eretti nelle condizioni e alle latitudini più estreme non è solo l’esigenza di scienziati o ricercatori costretti a trascorrere un periodo di media durata alla punta del mondo. Al Polo Nord, infatti, è possibile soggiornare in resort come Il Kakslauttanen nella Lapponia finnica dove si pernotta in igloo dalla calotta superiore in vetro, scavati sottoterra, avendo l’impressione visiva di trovarsi nel ghiaccio. Anche le baite del Sollia Lodge a Kirkenes, al confine settentrionale della Norvegia con la Russia, sono realizzate in vetro per poter godere interamente della luce delle aurore boreali, sentendosi comodi e per nulla infreddoliti. Insomma, bellezza e armonia termica.