A Salvini la piazza di Bibbiano Sardine fuori
Il questore: precedenza ai candidati ma al movimento sarà garantito un altro spazio
La piazza di Bibbiano va a Matteo Salvini. La Questura di Reggio Emilia ha infatti confermato la manifestazione leghista e ha proposto alle Sardine — che avevano chiesto la piazza in precedenza — di svolgere la loro iniziativa in un’altra piazza, quella che è stata intitolata a Libero Grassi. Ma le Sardine non hanno ancora deciso se utilizzarla. La priorità, durante la campagna elettorale, è per i candidati.
«Giovedì prossimo alle 18 sarò lì. L’avevo promesso a quelle mamme e quei papà: di andare, tornare, e portare speranza e dignità nella piazza di Bibbiano perché Bibbiano è una vergogna che grida vendetta». Matteo Salvini risponde direttamente da Maranello alle Sardine che avevano chiesto di rinunciare tutti, loro e lui, alla manifestazione nel paese reso noto dall’inchiesta «Angeli e demoni»: «Chiediamo il primo gesto di civiltà da parte della Lega in questa campagna elettorale — avevano detto i responsabili del movimento —. Lasciamo stare Bibbiano e parliamo di contenuti». La Questura di Reggio Emilia ha infatti confermato la manifestazione leghista e ha proposto alle Sardine — che avevano chiesto la piazza in precedenza — di svolgere la loro iniziativa in un’altra piazza, quella intitolata a Libero Grassi: la priorità, in campagna elettorale, è per i candidati. Non è comunque detto che il movimento antisalviniano la utilizzerà: lunedì al cinema Metropolis di Bibbiano si svolgerà un’assemblea «per chiedere alla cittadinanza se vuole la manifestazione, che ha già 7 mila adesioni, oppure no». Questo perché «i cittadini di Bibbiano avevano chiesto di non fare nulla. Noi avevamo domandato a Salvini di rinunciare, ma lui ha detto no. Dice “prima gli italiani” e poi smentisce sé stesso».
Il leader leghista a Maranello indossa il cappellino rosso della Ferrari per rappresentare «l’emilia-romagna che sogna, che corre, che vince». E chissà che ne pensano alla leggendaria casa automobilistica del fatto di essere diventati involontari testimonial della campagna elettorale. Salvini fornisce i suoi consigli di lettura ai presenti: «La masseria delle allodole di Antonia Arslan, che ricorda il genocidio degli armeni, nella settimana in cui si ricorda l’olocausto di sei milioni di ebrei», Se questo è un uomo di Primo Levi. E poi 1984 di George Orwell, che «sembra scritto ieri mattina: si parla della psicopolizia, venivi processato non per quello che facevi, ma per quello che pensavi. Non vi sembra un po’ quello che sta accadendo? Se non la pensi come noi sei brutto, cattivo, razzista, nazista, fascista».
È l’aggancio che gli serve per parlare del voto di domani nella giunta delle Immunità: «Io lo chiedo formalmente a quei senatori che dovranno scegliere se mandarmi a processo: mandatemi a processo, mandatemi a processo, mandatemi a processo. Perché con me verrà processato il popolo italiano». Ma c’è anche una sorta di pantheon emiliano-romagnolo: Guareschi, perché «se ci fossero qua Peppone e Berlinguer cambierebbero marciapiede vedendo Renzi, Bonaccini e Zingaretti. E oggi Peppone e don Camillo voterebbero Lega, una forza operaia, contadina, di lavoratori». Inoltre, il maratoneta Dorando Pietri, il motociclista Marco Simoncelli, Marco Pantani, Lucio Dalla e anche l’allenatore del Bologna Siniša Mihajlovic.
Come è già accaduto nelle precedenti campagne elettorali, Salvini si fa precedere dai governatori leghisti. Sul palco ci sono Massimiliano Fedriga («Qui si gioca il futuro dell’italia, avete l’opportunità e la responsabilità di cambiare il Paese»), Maurizio Fugatti, Donatella Tesei e Attilio Fontana. Manca soltanto Luca Zaia. E c’è ovviamente la candidata Lucia Borgonzoni: «Le case popolari devono andare prima agli emiliano-romagnoli. Basta con le enclave di stranieri nei nostri territori».