Corriere della Sera

La battaglia di Bonaccini lungo la linea Maginot: non credete alla Lega

I comizi casa per casa del presidente nelle terre in bilico

- Dal nostro inviato Marco Imarisio

CASAGRANDE (REGGIO EMILIA) La targa appesa al muro è rimasta coperta da un velo nero. Sul piccolo palco da cui Stefano Bonaccini avrebbe dovuto inaugurare lo spazio «Davanti a Villa Emma», un luogo per la memoria dei ragazzi ebrei salvati dalla gente di Nonantola, piove come se non ci fosse un domani. Il terreno è zuppo, dai bocchetton­i della provincial­e che scorre davanti escono torrenti d’acqua. Almeno questa tappa l’hanno risparmiat­a, al presidente uscente, che per altro ha la faccia segnata da un’influenza che si trascina da giorni. La posa simbolica della pietra d’inciampo è avvenuta all’asciutto, dentro il teatro comunale, nel centro della città.

Ma è proprio da qui che si capisce la durezza di questa campagna elettorale. Mezzogiorn­o di un sabato mattina di pioggia battente, le strade, che hanno nomi di un certo spessore, da Anna Kuliscioff a Rosa Luxemburg, sono deserte. Si cerca di non buttare via niente, in queste elezioni che comunque vada segneranno la fine di un’epoca. La passeggiat­a di primo mattino al mercato di Sassuolo è ormai un lontano ricordo. All’inaugurazi­one della Camera del lavoro, Bonaccini si ferma tre quarti d’ora, giusto per incassare l’appoggio del segretario della Cgil Maurizio Landini. A Nonantola ha fatto coppia con David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, più tardi parlerà a Scandiano, paese natale di Romano Prodi, infine chiuderà la giornata a Ravenna con Nicola Zingaretti. Quasi a comporre una specie di presepe giornalier­o della storia recente della sinistra, che fino a poco tempo fa era sempre stato sufficient­e per vincere, almeno qui.

«La parola che si sente di più in giro è “speriamo”, quindi significa che questa volta di fifa ce n’è tanta». Domenico Zanni ha ottant’anni,

La Lega dice di voler abolire l’irpef: ma non sa neanche di che parla, dica prima quali sono i servizi che taglierà

e dall’età adulta tiene nella tasca dei pantaloni la tessera del partitone, declinato in tutti i suoi cambi di nome. «A me piaceva tanto il primo, quando eravamo comunisti...». Nella piazza Aldo Moro di Scandiano ci sono quasi 200 persone, e danno tutte l’idea di non appartener­e certo agli indecisi. Bonaccini ribatte agli attacchi che Salvini gli manda da Maranello riportando ogni scoria nazionale a una dimensione locale. La Lega propone l’abolizione dell’irpef? «Non sanno neanche di cosa parlano, e poi c’è bisogno che dici prima quali sono i servizi che andrai a tagliare». E giù l’elenco degli asili nido, della sanità pubblica, «che con noi resterà tale, mentre la Lega la vuole privata», dell’emilia-romagna virtuosa.

«Chissà se basta». Le due signore in ascolto danno voce a quella fifa appena citata dal

pensionato Zanni. La cintura intorno a Reggio Emilia è la linea Maginot del centrosini­stra. Se Salvini sfonda qui, la notte del 26 gennaio si può anche fare a meno del pallottoli­ere. È come se Bonaccini intuisse l’ansia che lo circonda, e per questo talvolta cambia canone, per quanto non gli venga naturale. Non è un animale da palco, ma cerca più spesso l’impennata, anche retorica. «Lo dico nella terra dei fratelli Cervi, che la smettano di ripetere che libererann­o l’emilia-romagna. Per dire cretinate del genere significa che c’è davvero tanta libertà, ottenuta 75 anni fa con il sangue di questa regione».

All’aperitivo pubblico in quel di Salvaterra, frazione di Casagrande, c’è davvero tanta gente, considerat­i anche il buio, l’ora tarda e la temperatur­a proibitiva. «Ci dicono di portare la gente a votare, come si faceva nel passato. Ma allora sapevi cosa pensavano i tuoi compaesani, oggi invece non sai nulla». Luciano Branchetti, ex sindaco, ora maturo militante, confessa con candore di non capire più il suo mondo. Bonaccini gli risponde in modo indiretto, prendendo di petto la questione più scottante: «L’unica campagna della Lega fatta sul territorio è stata quella su Bibbiano. E hanno fatto una speculazio­ne vergognosa, indecente. Lo dico da padre di famiglia: si stanno comportand­o da sciacalli». Ovazione, per quanto infreddoli­ta. «Salvini si vanta di aver candidato una donna, ma poi la umilia cancelland­ola dalla campagna elettorale, altro che femminismo leghista».

Ma è un attimo. L’enfasi polemica lascia subito spazio alla regionaliz­zazione del comizio, il suo terreno preferito. Sergio Luppi, pensionato, sciarpa a metà faccia e ombrello che usa per reggersi, ogni tanto approva, ogni tanto scuote la testa. «Salvini ha tre bombe atomiche contro di noi: gli immigrati, le tasse e l’europa. E le sa usare. Purtroppo conta la percezione». Manco il tempo di finire la frase, e dal Barottolo, il locale accanto alla piazza, parte un urlo. Un certo Ciccio rinfaccia a Bonaccini gli «immigrati dappertutt­o». Dopo vengo a rispondert­i, è la replica. «Avete solo quell’argomento». Alla fine Bonaccini ci va davvero, armato delle migliori intenzioni. Ma Ciccio tiene duro. «Siete tutti uguali, ci riempite di stranieri». Il signor Luppi assiste immobile alla scena. Poi se ne torna sui suoi passi, in silenzio.

Qui abbiamo gli asili nido e la sanità pubblica con noi resterà tale, mentre la Lega la vuole privata

Salvini si vanta di aver candidato una donna, ma poi la umilia cancelland­ola dalla campagna elettorale

Le voci

Qualcuno lo attacca: «E gli immigrati?». Tra i militanti c’è chi dice: meglio ai tempi del Pci

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A Sassuolo Stefano Bonaccini, 53 anni, ieri a Sassuolo per inaugurare la nuova sede della Camera del lavoro

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