Corriere della Sera

Il passo per Craxi del pd Marcucci Stefania contro il governo assente

Il capogruppo dem: fa parte del nostro patrimonio. L’omaggio di Berlusconi

- DALLA NOSTRA INVIATA Monica Guerzoni

HAMMAMET (TUNISIA) La capanna sul mare, da cui Bettino Craxi nelle giornate limpide scrutava l’orizzonte cercando la sagoma dell’italia, non c’è più da anni. Restano gli amici tunisini di allora e le foto, che la famiglia di pescatori di Essaloum, a 20 chilometri da Hammamet, custodisce come reliquie: «Ci insegnò a conservare le acciughe sotto sale...». Il pellegrina­ggio lungo tre giorni nei luoghi dove l’ex segretario del Psi trascorse gli ultimi, dolorosi anni, è punteggiat­o di ricordi come questo e a ogni tappa gli occhi della figlia Stefania si riempiono di lacrime. «Ci sono garofani che non appassisco­no mai», recita lo slogan della Fondazione Craxi. Ci sono dolori che non finiscono mai.

Oggi sono vent’anni da quel 19 gennaio, sulla lapide bianca sono attese mille persone e Silvio Berlusconi ha scritto una lunga lettera alla senatrice di Forza Italia: «A Bettino mi legava un’amicizia sincera, profonda». Un omaggio alla memoria e un contributo alla riabilitaz­ione del leader che l’italia politica ha preso a simbolo della stagione di Tangentopo­li. «Craxi — scrive Berlusconi — è stato uno dei pochissimi uomini politici della Prima Repubblica a meritare la definizion­e di statista. Oltre a lui, forse solo De Gasperi ne ha diritto». Aveva un sogno, continua l’ex capo del governo nei giorni delle polemiche per l’assenza di una delegazion­e del Pd. E quel sogno era «cambiare la sinistra, sottraendo­la all’egemonia comunista». Per Berlusconi, come per la famiglia, Craxi morì da esule, non da latitante. «Ha pagato un caro prezzo per le sue idee» e dopo vent’anni, conclude il leader azzurro, merita di ritrovare «il posto che gli spetta» nella memoria di un «Paese ingrato». Oggi attorno alla lapide bianca su cui è inciso «La mia libertà equivale alla mia vita» si riuniranno un migliaio di persone. Ma il governo italiano non c’è e per Stefania Craxi «è una vergogna». Come lo è la riflession­e inconclude­nte aperta dal Comune di Milano sull’opportunit­à di intitolarg­li una strada. «Il sindaco Sala gioca a mercante in fiera, una targa invece di una via per mio padre — rimprovera la senatrice —. Noi non mercantegg­iamo. È una proposta offensiva».

La santa messa e la mostra fotografic­a dove Craxi sorride e stringe mani, da Gorbaciov a Eltsin, da Reagan a Thatcher, da Prodi a Berlinguer. Il ricordo e l’orgoglio. La diaspora socialista che per un giorno si ricompone e mischia il rosso con l’azzurro. I dem Giorgio Gori e Tommaso Nannicini sono venuti a titolo personale. Da Roma, il capogruppo dem Andrea Marcucci inserisce Craxi nel Pantheon del Pd: «Fa parte del nostro patrimonio di valori». Fabrizio Cicchitto e Claudio Martelli si incrociano dopo anni nell’hotel delle celebrazio­ni. L’allora numero due del Psi accusa una sinistra «cieca» di aver spinto a destra gli elettori socialisti e l’ex capogruppo di FI apre a una ricomposiz­ione: «Claudio, so che stai per sposarti. Auguri a te e a Lia Quartapell­e. Forse è il momento giusto che io e te torniamo a parlarci».

Stefania Craxi sfoggia un abito lungo a grandi garofani rosa. Il fratello Bobo esce dalla chiesa e respira un’aria nuova: «Il dramma che stiamo celebrando riacquista una sua grande dignità di fondo. Chi tendeva a occultare quella storia è stato messo con le spalle al muro dall’andamento del Paese e dalla debolezza della sinistra». Per il figlio dell’ex premier i socialisti ripartono da Hammamet. La direzione? «Una nuova alleanza riformista».

Il leader di FI

«Craxi pagò un caro prezzo per aver voluto essere un uomo libero e coerente»

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In Tunisia Stefania Craxi, 59 anni, ricevuta ieri dal sindaco di Hammamet Moez Mrad nella sede del Comune della cittadina tunisina dove Bettino Craxi morì il 19 gennaio del 2000

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