Meno frutta, più patatine The Donald cancella i menu voluti da Michelle Obama
Nelle scuole vengono reintrodotte merendine e hamburger
vrebbe essere un aperto confronto tra scienziati in una specie di campagna ideologica contro «lo snobismo» degli Obama. Perdue è la figura più adatta per gestire questa operazione. Ex governatore Georgia, 73 anni, iper conservatore convertito al trumpismo, predica con i suoi modi sbrigativi il «ritorno al buon senso» per spazzare via i «ridicoli» allarmi sul «climate change», l’accoglienza
Milioni i bambini che erano stati interessati da «The Healthy, Hunger-free Kids Act» applicata in 99 mila istituti scolastici degli immigrati e, naturalmente, i vincoli pubblici sull’alimentazione.
Secondo le stime i trenta milioni di scolari, dai sei anni in poi, coprono metà del fabbisogno calorico quotidiano con i pasti serviti dalle mense. Il servizio è gratuito per circa 22 milioni di bambini provenienti da famiglie a basso reddito. Le statistiche mostrano che l’obesità infantile è dilagante soprattutto tra le popolazione più povera.
Il motivo è molto semplice e da lì era partita Michelle Obama: le verdure fresche, un casco di banane, un cestino di fragole o di mirtilli, le farine integrali, il latte scremato costano molto di più di un cartoccio di patatine fritte o di una pizza surgelata da rianimare nel forno a micro onde.
Il piano del 2010, quindi, teneva insieme la necessità di offrire un sostegno concreto ai meno abbienti e gli obiettivi di educazione alimentare
Colazione da asporto Le regole imposte da Obama avrebbero impedito di adottare la «grab and go breakfast»
fissati dall’istituto di Medicina: ridurre i cibi ipercalorici, ricchi di grassi saturi e di sodio.
Ora, invece, rischia di saltare tutto l’impianto. I manager delle scuole potranno fissare «con flessibilità» i menù, riabilitando le merendine, i burger, le «french fries» e altri prodotti industriali confezionati.