Dove manca lo Stato
Difficili da descrivere i sentimenti che urlano nell’anima di un napoletano perbene, davanti al video diffuso dal consigliere regionale Francesco Borrelli ieri: un video in cui si vedono ragazzini aggredire con pietre e mazze alcuni poliziotti che volevano impedirgli di accendere un falò nel centro di Napoli. Pensieri avviliti, perché si tratta della terza città d’italia, in testa alle classifiche per turismo e accoglienza. Perché quello è il centro di un’area metropolitana che ha tre milioni e mezzo di abitanti, estesa per decine di chilometri senza soluzione di continuità. Perché in mezzo a quelle grida e a quelle risate inconsulte si riconosce il rifiuto di ogni autorità. Perché lo sconforto cancella ogni ottimismo costruito a fatica attorno a bellezza, cultura, storia. Due pensieri però si fanno strada tra gli altri. Il primo: questa città ha larghe fasce di territorio che non sono sotto il controllo dello Stato. Le istituzioni devono aprire gli occhi, evitando di continuare a contrabbandare priorità di natura economica o problematiche relative all’immigrazione come più urgenti della fine di questa emergenza che deve avere carattere nazionale. Il secondo: non è possibile continuare a curare poco e male i sintomi. La malattia è più grave e riguarda anzitutto la dispersione scolastica (oltre il 34%). Se un ragazzo su tre impunemente non frequenta la scuola nell’età dell’obbligo, diventa facile manovalanza per la criminalità organizzata. Quei bambini, incitati a gran voce dai genitori, hanno di diverso da altri solo l’essere stati ripresi in video: potrete trovarne a centinaia in ogni quartiere della città, mentre crescono abbandonati a se stessi studiando da criminali. Inaccettabile lasciar passare queste immagini come un triste fatto di costume. Quelle urla sono di dolore. Dev’essere chiaro a tutti, per sempre.