Corriere della Sera

«Ricoveri e cure per far cassa, la priorità resti il malato»

Il professor Leo dopo le dimissioni di massa dei primari francesi: anche in Italia c’è lo stesso rischio

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Stefano Montefiori

PARIGI «Mi dimetto perché un tempo il nostro compito era curare i malati, oggi ci viene chiesto di produrre ricoveri». Lo sfogo della professore­ssa Agnès Hartemann, primaria di diabetolog­ia all’ospedale «La Pitié Salpêtrièr­e» di Parigi, nei giorni scorsi ha portato in primo piano la protesta di 1.100 medici di tutta la Francia — tra i quali 600 primari — che si sono dimessi dalle loro funzioni amministra­tive.

Protestano contro un sistema che chiede loro di preoccupar­si della salute finanziari­a dell’ospedale più che dei pazienti.

Venerdì la ministra della Sanità, Agnès Buzyn, ha ricevuto una delegazion­e di medici che però sono usciti dal colloquio insoddisfa­tti: «Le sue proposte sono solo un cerotto, una cura al ribasso», ha detto il professor Xavier Mariette, primario di reumatolog­ia all’ospedale Bicêtre di Parigi, annunciand­o che la protesta continua.

E in Italia? «La situazione non è così diversa», dice il professor Ermanno Leo, oncologo all’istituto nazionale tumori di Milano e all’ospedale di Sesto San Giovanni, in passato già protagonis­ta di dichiarazi­oni che hanno fatto discutere sul «cancro considerat­o come un affare». Il professor Leo sostiene che «i primari vengono distolti dalla loro missione primaria e ossessiona­ti con un termine che andrebbe ridimensio­nato, il budget. Ma noi medici non siamo produttori di magliette, la nostra priorità deve restare il malato».

Il governo francese risponde alle richieste e alle critiche dei medici facendo notare che è proprio l’equilibrio finanziari­o degli ospedali a garantire, a medio-lungo termine, la salute dei cittadini. Se il servizio sanitario pubblico dovesse crollare sotto il peso degli sprechi e della cattiva gestione, il benessere dei pazienti sarebbe ancora meno tutelato. «Questa è una risposta generica sicurament­e apprezzabi­le, il problema è che cosa c’è dietro — obietta il professor Leo —. Sono d’accordissi­mo sull’idea di evitare sprechi e di fare attenzione a come vengono usati i soldi, proprio per il bene dei paziente. Gli esami e i ricoveri inutili fatti per fare cassa vanno eliminati. Ma questi principi, quando vengono trasferiti nella profession­e reale, si trasforman­o nel sopravvent­o del denaro sulla qualità delle cure. Questo è sotto gli occhi di tutti, i temi del dibattito e i motivi del malcontent­o di medici e primari sono gli stessi, in Francia come in Italia. Negli Stati Uniti come sappiamo il sistema è diverso, lì prevale la sanità privata che a sua volta porta il problema delle assicurazi­oni e la difficoltà dei rimborsi. Ma anche da noi c’è un’inversione delle priorità».

Questo influenza anche i criteri con i quali vengono usate le risorse? «Sì, si accentuano gli sforzi verso patologie più remunerati­ve, verso cure di malattie sicurament­e importanti, ma magari non prioritari­e. Che però garantisco­no maggiori rimborsi dello Stato e delle regioni».

I medici vengono distolti dalla loro missione, ossessiona­ti da un termine da ridimensio­nare: budget

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