Corriere della Sera

Il regalo ai dipendenti dei fratelli generosi

Reggio Emilia, fino a 25 mila euro a testa

- Di Alessandro Fulloni

● L’azienda, oggi 1.000 dipendenti in tutto il mondo, è stata venduta a novembre a un fondo Usa

Sulle prime, dopo che la voce del regalo si è sparsa nello stabilimen­to di Reggio Emilia, molti dei dipendenti non ci hanno creduto: «Sarà uno scherzo...». Invece è tutto vero: i fratelli Enzo e Maurizio Bartoli, dopo aver ceduto l’«industria chimica emiliana», fondata nel 1949 dal padre Walter, a un fondo d’investimen­to Usa, hanno fatto un dono alle maestranze. A seconda di anzianità e ruolo, operai e ricercator­i, manager e impiegati, si sono ritrovati — in busta paga o in un assegno spedito da un notaio — una somma tra i 5 mila e i 25 mila euro. Enzo, ingegnere chimico settantenn­e (Maurizio è diplomato al Conservato­rio e ha 65 anni) minimizza: «Ci è sembrato un gesto del tutto normale; abbiamo voluto ringraziar­e chi con il proprio lavoro ha valorizzat­o la nostra azienda: molti sono alla Ice spa da quando erano ragazzini». Fa subito tre nomi, anche se vorrebbe elencare l’intero organico: «Robrasile, berta Manfredi, insostitui­bile segretaria d’azienda da 36 anni; poi Roberto Rivi: fece da noi degli stage estivi e doveva ancora diplomarsi, oggi è responsabi­le della produzione. E anche Lina Elisabetta, addetta all’amministra­zione».

L’azienda reggiana è una delle eccellenze italiane del settore chimico/farmaceuti­co. Produce acido ursodesoss­icolico, un principio attivo utilizzato per la cura di malattie gastrointe­stinali. L’ingegnere semplifica: «Ci occupiamo delle polveri che poi le aziende farmaceuti­che trasforman­o in compresse». Dopo la cessione a novembre — per una cifra sui 600 milioni di euro «la cui metà è finita in tasse all’erario» ironizza Bartoli — i mille dipendenti sparsi tra Emilia e Piemonte,

Insieme

La famiglia Bartoli in una foto risalente agli anni Cinquanta: da sinistra Dina (oggi 58 anni) e la madre Ida; poi, al centro dietro a tutti, Enzo, 70, e, sotto, il fratello Maurizio, 65. A destra c’è invece il papà Walter che nel 1949 fondò l’impresa con sede a Reggio Stati Uniti e India sono passati alle dipendenze del gruppo Advent Internatio­nal, colosso della finanza. Nessuno, naturalmen­te, ha perso il posto di lavoro.

I 55 nel «quartier generale» di Reggio Emilia e i 220 nella sede di Basaluzzo (nell’alessandri­no) hanno già ricevuto il dono a Natale. Per gli altri in giro per il mondo «il riconoscim­ento giungerà in modi da studiare». Per quelli che lavorano in Brasile — «dove la sanità pubblica ha diversi problemi» — qualcosa è già arrivato. «Una mattina stavo entrando nella nostra filiale a Jacarezinh­o (stato del Paranà, ndr) e vidi che all’ingresso — racconta Enzo — mancava Luis, l’addetto alla sicurezza che mi accoglieva salutandom­i: era corso in ospedale per la morte, a causa di una febbre inspiegabi­le, della figlia dodicenne. Estendemmo allora a tutto il personale un’assicurazi­one sanitaria privata».

Ma perché vendere la Ice? «L’attività era troppo incentrata su me e mio fratello: passare la mano è stato inevitabil­e per garantirne il futuro». Questo non significa che i due fratelli resteranno con le mani in mano: «Ci dedicherem­o a una piccola azienda che si occupa di farmaci innovativi: la pensione non fa per noi».

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Chimica Un’apparecchi­atura in una delle sedi italiane della «Industria chimica emiliana», eccellenza nel settore chimico/farmaceuti­co

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