BIDEN ATTACCA: «FACEBOOK È UN PROBLEMA»
Lo scontro tra Mark Zuckerberg e i liberal americani è ormai totale. Joe Biden, il candidato in testa ai sondaggi nelle primarie del partito democratico, attacca con durezza il fondatore di Facebook: «Non sono mai stato un suo fan. Ora penso che sia diventato un problema reale». L’ex vice presidente, in un’intervista al New York Times, torna sul tema della responsabilità oggettiva, più o meno con queste parole: i social devono controllare la veridicità di quello che finisce in rete, compresi i contenuti delle inserzioni pubblicitarie; devono valere le stesse regole osservate da giornali e tv.
Biden prende spunto da un fatto specifico, che lo riguarda direttamente. In questi giorni su Facebook gira un’inserzione a pagamento che accusa l’ex numero due di Obama di aver ricattato il governo ucraino per evitare guai a suo figlio Hunter, coinvolto, come consigliere d’amministrazione, in un’indagine giudiziaria sulla società Burisma. Ma l’astio di Biden è largamente condiviso tra i progressisti, radical o moderati che siano. Nell’ottobre scorso la deputata Alexandria Ocasio-cortéz, sinistra socialisteggiante, fece a pezzi Zuckerberg nel corso di un’audizione alla Camera, con gli stessi argomenti ora ripresi da Biden. E la speaker Nancy Pelosi, centrista, ripete spesso che a «Mark interessano più i soldi che la verità». Il trentacinquenne imprenditore ha tentato di arginare le critiche, spiegando che «intervenire sui contenuti degli spot significherebbe comprimere la libertà di espressione, garantita dalla Costituzione». Ma, almeno a Washington, non ha convinto nessuno. Anzi Biden propone di revocare immediatamente la «Section 230», la norma che consente ai social network di non intervenire sui contenuti postati dagli utenti. Il problema per Zuckerberg è che diversi repubblicani, per esempio il senatore Josh Hawley, sono pronti ad appoggiare la stretta su Facebook.