Corriere della Sera

SAPESSI COM’È STRANO PAGARE CON LA CARTA A MILANO

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Idue che pubblichia­mo sono soltanto alcuni dei molti interventi che abbiamo ricevuto sul tema. Pagare con bancomat e carta di credito è ancora difficile in Italia, incomparab­ilmente più che in altri Paesi; e a volte resta l’amara impression­e che il motivo sia continuare a non pagare le tasse, o tentare di non farlo.

Vi racconto quel che è successo a me. Vado a Milano in macchina, cerco un parcheggio vicino alla stazione centrale. Costa 25 euro al giorno, che però scattano già dopo otto ore. Scaccio il pensiero che non molti anni fa (anni in teoria quasi senza inflazione) con quella cifra si prendeva una stanza in una pensione decorosa. Alla cassa un cartello avverte che si può pagare solo in contanti. L’immigrato di turno dimostra di essersi integrato, perché alla mia timida richiesta di spiegazion­i risponde: «Se le va bene è così, se no può parcheggia­re da un’altra parte».

La volta dopo vado a Milano senza macchina e decido di muovermi in taxi. Alla richiesta di pagare con la carta, quattro tassisti rifiutano di prendermi a bordo. Il quarto è un «8585», quindi almeno lui dovrebbe prendere la carta. Il quinto invece mi carica: è gentilissi­mo, si scusa a nome dei colleghi. Il giorno dopo chiamo un «6969». Quando al momento di pagare tiro fuori la carta, il tassista è percorso da un dolore quasi fisico, e mi dice che avrei dovuto specificar­lo al momento della prenotazio­ne. Gli chiedo perché. Mi ripete che dovevo dirlo prima. E mi instilla il dubbio che, se l’avessi detto prima, lui non avrebbe preso la corsa. Questo ovviamente non riguarda un’intera categoria. Ma quando all’estero chiedo a un garagista o a un tassista se posso pagare con la carta, mi guarda come un mentecatto: ovvio che si può.

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