Corriere della Sera

Il sesso non è mai una scorciatoi­a

- di Beppe Severgnini

Come tutti, all’inizio dell’anno, ho preso un impegno con me stesso. Questo: non offrire consigli se non espressame­nte richiesti, soprattutt­o a chi è giovane. La regola vale per famigliari, parenti, allievi e colleghi: tra paterno e paternalis­ta, il confine è sottile. Non vale, invece, per lettori e ascoltator­i: esiste un aspetto pedagogico, nel giornalism­o d’opinione. E chi lo nega è un ipocrita. Certo, non bisogna esagerare. Ma chiunque firma un editoriale, un commento o una rubrica vuole convincerv­i della bontà del suo punto di vista. Non pretende che siate d’accordo, se non è stupido. Ma, se non è cinico, spera di aiutarvi a pensare.

Quest’insolita premessa mi aiuta a introdurre il tema di oggi, scabroso. Forse avete letto la brutta storia che coinvolge un magistrato, accusato di corruzione in atti giudiziari. Si chiama Marco Petrini, ha 56 anni, è presidente della II Corte di assise d’appello a Catanzaro e presidente della Commission­e Tributaria. Ora è in carcere a Salerno. Secondo le accuse – corredate di filmati, immagini e registrazi­oni – accettava soldi, regali e sesso per aggiustare le sentenze. Nell’ordinanza di custodia cautelare si legge anche un’altra cosa. Il magistrato «si sarebbe prodigato per far passare al concorso per l’abilitazio­ne alla profession­e di avvocato alcuni candidati donne, che ripagavano la raccomanda­zione con prestazion­i sessuali».

Un arresto non equivale a una sentenza, certo. Ma poniamo che l’accusa sia fondata. Noi non sappiamo chi sono quelle candidate. Loro, però, sanno cos’hanno fatto: sebbene in soggezione di fronte a un magistrato, hanno scelto una scorciatoi­a umiliante. Per superare l’esame di abilitazio­ne alla profession­e, gli altri candidati hanno dovuto studiare; e magari non ce l’hanno fatta.

Blaise Pascal diceva: «Noi non cerchiamo mai le cose, ma la ricerca delle cose». Una vita profession­ale non è definita soltanto dall’importanza di un traguardo, ma dalla bellezza del percorso. Un percorso che inizia sottoponen­dosi alle voglie di qualcuno è partito male, anzi malissimo. Ma si può correggere. Occorre coraggio, però. Si facciano avanti, quelle ragazze: prima d’essere costrette a farlo, da un tribunale o dall’ordine degli avvocati. Che non resterà a guardare, si spera.

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