Tassa sull’ombra, è polemica La Lega attacca. Il Tesoro: falso
Il ministero smentisce nuove imposte. Irpef, il M5S rilancia sulla riforma
Mentre esplode tra l’opposizione e la maggioranza una nuova polemica su una presunta nuova tassa, smentita dal Tesoro, il Movimento 5 Stelle rilancia la riforma dell’irpef con il passaggio dalle attuali cinque a tre aliquote e l’avvio del quoziente familiare. Il taglio del cuneo fiscale che partirà quest’anno e interesserà 16 milioni di lavoratori «è solo la premessa per la grande riforma dell’irpef che partirà nel 2021», si legge sul Blog del Movimento, «portando risparmi ancora più consistenti per il ceto medio».
A tenere banco, ieri, è stata però la riforma della cosiddetta “tassa sull’ombra” che si paga sulla proiezione di verande e insegne commerciali sul suolo pubblico, e che scatterà nel 2021. Con l’ultima legge di Bilancio sono stati riformati i tributi locali e le tasse di occupazione del suolo pubblico vengono sostituite da un nuovo “Canone patrimoniale di concessione, autorizzazione o esposizione pubblicitaria”, lasciando i singoli Comuni a stabilire nel dettaglio, con i propri regolamenti, gli esatti ambiti di applicazione.
Il nuovo tributo, tuttavia, non esclude più esplicitamente i balconi e le verande degli edifici residenziali. «Una modifica di non poco conto» sottolinea l’avvocato Giuseppe Pizzonia dello Studio Tremonti, Romagnoli, Piccardi e associati, paventando il rischio che i terrazzi delle civili abitazioni, se sporgenti sul suolo pubblico, potrebbero essere tassati.
Un’interpretazione che ieri il Tesoro ha sostanzialmente smentito. «Il tema di una pseudo tassa sull’ombra non esiste», hanno fatto sapere fonti del ministero dell’economia. «Il nuovo canone sostituisce i tributi locali Tosap e Cosap» e da queste due imposte, che sono simili e alternative tra di loro, deriva «i suoi presupposti impositivi». Per questa ragione, spiega il Mef, «può colpire solo le fattispecie già gravate da Cosap e Tosap, tra le quali non è compresa l’occupazione tramite balconi e verande». Uno dei presupposti del tributo, per giunta, è quello del “vantaggio economico che deriva dall’occupazione”, che di fatto lo limita alle attività di carattere commerciale.
Prima della puntualizzazione del Tesoro, dalla Lega di Matteo Salvini era già partito un attacco durissimo. «Gli italiani sono limoni da spremere», hanno detto i capigruppo parlamentari del partito, con Matteo Salvini che nella piazza di Maranello ha invitato tutti a un applauso per la «creatività del governo». «Una fake news leghista», conclude il viceministro dell’economia, Antonio Misiani.
Il Movimento, intanto, rilancia la riforma Irpef con la riduzione a tre del numero delle aliquote e l’introduzione del quoziente familiare. Secondo i progetti allo studio potrebbero essere accorpate le due prime due aliquote, quelle del 23 e del 27%, e le ultime due, quelle del 41 e del 43%, con la possibile riduzione di quella intermedia del 38%. Una riforma molto costosa, che dati gli spazi di bilancio, andrebbe per forza applica con gradualità e in più anni. Alcune detrazioni fiscali potrebbero essere accorpate in un’unica detrazione «familiare», decrescente con l’aumentare del reddito complessivo, fino a sparire del tutto per chi dichiara i redditi più elevati (una sorte già prevista per le detrazioni del 19%, che dal 2021 spariranno oltre i 240 mila euro di reddito). In questo modo dovrebbe essere garantita la progressività dell’imposta che le tre aliquote appiattirebbero.