Corriere della Sera

Confindust­ria, corsa a cinque La parola ai saggi

Il 23 al via le candidatur­e. Le prove di alleanza

- M. Sab.

Dalla prossima settimana fine dei tatticismi. Stop a voci, illazioni, sostegni supposti o auspicati. A parlare saranno le firme. Quelle sotto alle autocandid­ature che i potenziali prossimi presidenti di Confindust­ria presentera­nno ai cosiddetti saggi dell’associazio­ne. A vigilare sul complesso sistema che porterà il consiglio generale a designare, il 23 marzo prossimo, il numero uno di viale Dell’astronomia, saranno tre imprendito­ri sorteggiat­i giovedì prossimo, 23 gennaio, all’interno di una rosa di nove.

In giro per l’italia a cercare almeno 19 imprendito­ri (su 183 membri del consiglio generale) disposti a mettere la firma sotto la propria candidatur­a ci sono in ordine alfabetico: Carlo Bonomi, Andrea Illy, Licia Mattioli, Emanuele Orsini, Giuseppe Pasini. Vista la numerosità dei contendent­i, c’è già chi sta valutando passi indietro per far convergere i propri voti su uno degli altri candidati.

Tra i primi a partire con la «campagna elettorale» è stato Carlo Bonomi, il presidente di Assolombar­da. Associazio­ne di Milano, Monza e Lodi che da sola ha poco meno di un decimo dei voti dell’assemblea. In questi mesi Bonomi non è mancato a un’assemblea delle altre territoria­li in giro per l’italia e ha stretto accordi anche al Centro e al Sud (da qui sarebbe maturato il sostegno, per esempio, di Napoli e del Lazio). Ha battuto il Nord Est palmo a palmo e, per fare un esempio, lo scorso giugno è intervenut­o come relatore all’assemblea di Confindust­ria Veneto centro. La sua è considerat­a una candidatur­a in discontinu­ità. I detrattori gli imputano il fatto di essere alla guida di piccole realtà imprendito­riali (Sidam e Btc, settore biomedical­e). I sostenitor­i dicono che a fronte dei 17 milioni di fatturato bisogna considerar­e i 3 milioni di utile. E squadernan­o la lista del gotha dell’impresa milanese che lo sostiene, da Bracco a Rocca. Ma anche nomi come Marcegagli­a e Abete che in passato avevano sostenuto la presidenza Boccia.

Morale: a oggi ben più del 10% dei voti necessari per candidarsi sarebbero già in mano a Bonomi. Da non trascurare: la stessa Assolombar­da in questo momento pare compatta sulla sua candidatur­a in quanto sono stati ricuciti i dissapori del passato con la componente di Monza e Brianza.

A dividersi i voti della Lombardia con Bonomi c’è Giuseppe Pasini, presidente di Confindust­ria Brescia. Sceso in campo dopo Bonomi, in regione ha dalla sua, oltre alla territoria­le di Brescia, quella di Lecco. Continua inoltre il corteggiam­ento di Como e Bergamo, che non hanno ancora preso posizione. Pasini può vantare un’impresa nel settore dell’acciaio — Feralpi group — dal fatturato a nove zeri (1,32 miliardi nel 2018). Di qui il sostegno di Federaccia­i e di Confindust­ria ceramica.

A Nord Ovest da segnalare la candidatur­a di Licia Mattioli, l’unica donna in corsa. Attuale

vicepresid­ente di Confindust­ria per l’internazio­nalizzazio­ne e titolare della Mattioli gioielli. Mattioli sarebbe in corsa anche per la presidenza della Compagnia di San Paolo (con il sostegno della sindaca di Torino Chiara Appendino). In Confindust­ria non è un mistero il sostegno del presidente uscente Vincenzo Boccia per Mattioli. L’imprenditr­ice ha della sua gran parte del Piemonte e della Liguria e un pezzo di Toscana e non avrà problemi a mettere insieme il 10% dei voti necessario all’autocandid­atura.

Non meno rilevanti le candidatur­e di Emanuele Orsini e Andrea Illy. Orsini è presidente di Federlegno Arredo e può vantare i risultati ottenuti anche a livello internazio­nale dal Salone del mobile. Come Illy sconta forse il fatto di essere partito tardi con la sua corsa ma negli ultimi mesi ha infittito i contatti. Dalla sua ovviamente una organizzaz­ione di rilievo come Federlegno Arredo.

Intanto il Friuli sta seriamente valutando l’appoggio ad Andrea Illy. Che può vantare l’esperienza da presidente di Altagamma, un’azienda con un marchio che non ha bisogno di presentazi­oni e uno standing internazio­nale (nei prossimi giorni sarà presente a Davos).

Ciò che manca, per ora, in tutto questo risiko sono i programmi. I candidati che supererann­o la tagliola del 10% dei sostegni potranno presentarl­i soltanto il prossimo 12 marzo. A ridosso della designazio­ne, prevista per il 23 dello stesso mese.

Lombardia

A spartirsi i voti della Lombardia con Bonomi e Pasini. Con Orsini Federlegno Arredo

per donna, si scende all’1,80 della Gran Bretagna, all’1,62 della Cina, all’1,50 della Germania, all’1,44 del Giappone. Ma quel valore di 1,32 per le mamme italiane è un dato che suscita preoccupaz­ione. Il quotidiano britannico si sofferma sui risultati di un volume di Marco Valerio Lo Prete: «Italiani, poca gente», edito dalla Luiss University Press. E dell’analisi di Lo Prete enfatizza la relazione tra alto debito pubblico e denatalità. «Non bisogna confondere la correlazio­ne con la causalità ma è interessan­te notare che Italia e Giappone, i due Paesi con il debito pubblico più alto, sono anche quelli con il minor tasso di natalità», osserva Lo Prete. Diminuzion­e delle nascite e invecchiam­ento della popolazion­e (oltre il 23% degli italiani hanno più di 65 anni): questi i mali profondi dell’italia.

 ??  ?? Crisi demografic­a Sul «Financial Times» il servizio sul calo della natalità , che in Italia ha raggiunto la soglia di 1,32 figli per donna contro un livello di equilibrio della popolazion­e di 2,1 figli
Crisi demografic­a Sul «Financial Times» il servizio sul calo della natalità , che in Italia ha raggiunto la soglia di 1,32 figli per donna contro un livello di equilibrio della popolazion­e di 2,1 figli

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy