Da Vicenza nel mondo Boutique a Londra per i gioielli di Fope
Non c’è un singolo orefice che non la conosca. Perché Fabbrica Oreficeria Preziosi Esportazioni non avrà gli stessi anni della Basilica Palladiana di Vicenza da cui si è fatta ispirare per i colori dei suoi negozi, ma nasce nel 1929 come un laboratorio artigianale di oreficeria con venti dipendenti.
Ed è oggi conosciuta come Fope, azienda quotata in Piazza Affari sul segmento Aim Italia con ricavi a 31 milioni di euro e l’esperienza della terza generazione della famiglia Cazzola che è riuscita negli ultimi anni a dare una spinta al marchio e all’azione facendola passare da 6 a circa 9 euro.
L’80% del fatturato arriva dall’estero ed è per questo che il gruppo sta spingendo nell’ultimo periodo sull’internazionalizzare, per far conoscere il brand nel mondo della gioielleria di alta gamma dove girano cifre stratosferiche. Ultimo il caso Tiffany, comprata da Lvmh per 16,2 miliardi di dollari. O Buccellati che ha cambiato di nuovo proprietà a due anni dalla sua cessione ai cinesi di Gangtai Holding ed è stata acquisita dal gruppo del lusso francese Richemont. Numeri lontanissimi ma le ambizioni di Fope puntano tutte al rafforzamento e alla visibilità del marchio. Anche a livello globale tanto che dopo l’apertura di una boutique in Piazza San Marco a Venezia, è seguita l’inaugurazione a Londra nella centralissima Old Bond Street.
«Si tratta di un progetto cui stavamo lavorando da tanto tempo» spiega l’amministratore delegato Diego Nardin. Perché la Gran Bretagna è un mercato importante per l’azienda vicentina, che copre una fetta del 20% delle vendite. Come Germania e Stati Uniti dove si punta a crescere.
«In Germania e Inghilterra abbiamo una rete di distribuzione molto buona — precisa Nardin — ma in America c’è spazio per migliorare». Una tendenza, quella dell’export, che riguarda tutto il comparto del prezioso cresciuto a livello nazionale, secondo il Centro Studi di Confindustria Moda per Federorafi, del 6,2% nel primo semestre del 2019.
Proprio gli Stati Uniti hanno segnato un incremento del 7% contro la Svizzera che ha assistito a un cambio di passo: cresciuta nei primi 6 mesi del 2018, ha registrato invece una flessione del 6,5%. Su gli Emirati Arabi (+18,5%) e Hong Kong (+4,8%).